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Tre lievi levrieri


Roma

L'Attico

1985

L'opera fa parte della collana «A due voci» diretta da Fabio Sargentini e Antonio Debenedetti, con coordinamento editoriale di Roberto Lambarelli. Essa si compone di trentuno testi poetici di Toti Scialoja corredate da quattro litografie di Nunzio poste all'interno del libro in fogli sciolti.
Il colophon è preceduto dalla seguente nota editoriale: «Questa raccolta – voluta dall'amico Fabio Sargentini a cui dico grazie – è il risultato di un breve viaggio a rebours tra i quaderni delle mie poesie rimaste nel cassetto. Erano rimaste escluse, insieme a parecchie altre, allora, per remote ragioni di scontentezza. Oggi, a distanza di tanti anni, quelle insoddisfazioni si sono volatilizzate. Così ho ripescato versi non dissimili dai miei ilari esorcismi di una volta – le istantanee litanie, i minimi tic mistici di una vocazione nonsensica che mi ha frequentato a lungo: dagli inizi degli anni 60 al 1979, appunto. Queste poesie sono naturalmente inedite, salvo la Giraffa e l'Opossum già apparse nell'antologia feltrinelliana “Pin Pidin” nel 1978. Risultano fuori regola inoltre, la poesia che apre la raccolta, unica senza animali, e quella che la chiude, scritta appena tre anni or sono. Roma, aprile 1985».

Colophon:
«Questo quaderno è stato stampato dalla Litografia Bruni per conto de L'Attico Editore in trecento copie. Pubblicato in due serie di cento copie numerate da 1 a 100 e in due serie di cinquanta copie da I a L contenenti ciascuna quattro litografie originali, numerate a mano e firmate dall'artista, stampate da R. Bulla in Roma con torchio a stella Eugene Brisset su carta Graphia da trecento grammi».

L'esemplare consultato è il n. 99 ed è conservato presso la Fondazione Toti Scialoja a Roma. Non è presente la collocazione.

Descrizione fisica:
Rilegato in brossura
Sovraccoperta di colore grigio / ghiaccio
Dimensioni: 30x21,8 cm.
45 p.


Di seguito si riportano i testi e le opere secondo l’ordine di pubblicazione. I primi venticinque componimenti sono privi di titolo, pertanto verrà indicato di ognuno il primo verso:

«A mezzogiorno, nella luce piena»
«Il merlo che in becco ha una perla»
«Dicono che le ostriche si offrano per merenda»
«Torvo il vombato disse allo svasso»
«L'ammattita in camicia in piedi sopra il tetto»
«La zelante zanzara dell'Alsazia»
«A Orvieto spesso i corvi»
«La lepre d'aprile»
«San Giorgio e il Drago»
«Quando fa bruno, quando fa scuro»
«Il gabbiano che sgobba nella nebbia»
«Guarda che luna in Istria»
«Il grasso opossum»
«Vanno lievi tre levrieri»
«Sant'Emma! La valle di lacrime»
«È lecito all'ombra del salce»
«Con le ali dorate»
«Riversa sull'erba»
«L'affranta giraffa»
«Di maggio a Fiuggi»
«Contro lo stagno immoto»
«Quando il cielo si oscura per l'eclisse scintillano»
«Grazie a una lucciola»
«I nomi di Orte e i tardi di Todi»
«Due scarafaggi sul treno merci»
Rondò,
Tapisserie
Moebius,
Phaedrus,
Spleen,
La grande Boucle.

Le litografie, firmate dall'artista e numerate 99/100, sono inserite nel libro in fogli sciolti.

La raccolta è confluita, conservando il titolo, in Toti Scialoja, Versi del senso perso, prefazione di Giorgio Manganelli, Milano, Mondadori, 1989, poi ripubblicato con prefazione di Paolo Mauri, Torino, Einaudi, 2006 (ristampato nel 2009).

[Valeria Eufemia]