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La botte e il violino


«La botte e il violino» è una rivista bimestrale dedicata al design, al disegno, alla pittura, alle arti visive, fondata a Roma nel 1964 da Leonardo Sinisgalli, per conto dell’azienda Mobili Italiani Moderni (Mim). Tra il 1964 e l’aprile 1966 vengono pubblicati otto numeri, di circa 70 pagine ciascuno, ricchi di interventi firmati ed illustrati da esponenti di spicco dell’arte e della cultura. Collaborano alla realizzazione della rivista giornalisti e poeti come Gillo Dorfles, Giulio Carlo Argan, Mario Praz, Sergio Solmi, Enrico Crispolti, Libero De Libero, Alfonso Gatto, Raffaele Carrieri affiancati da artisti, designer, architetti, tra cui Franco Gentilini, Orfeo Tamburi, Corrado Cagli, Alberto Savinio. Ogni fascicolo si apre con un sommario che elenca gli articoli, le illustrazioni e le pubblicità presenti nel numero e si chiude con Il Divano, rubrica dedicata a poesie, racconti, rassegne letterarie e artistiche. L’ultima pagina è sempre occupata da una tavola fuori testo in cinque facciate che riproduce fotografie, opere d’arte, poesie illustrate.
Sulla scia di riviste come «Pirelli» e «Civiltà delle Macchine», anch’esse dirette dallo stesso Sinisgalli, la testata si focalizza sulla ricerca di un pluralismo disciplinare e si pone l’obiettivo di instaurare un dialogo tra le scienze architettoniche, il design e le varie espressioni delle discipline umanistiche. Nell’editoriale apparso sul primo fascicolo è lo stesso Leonardo Sinisgalli ad indicare tale linea editoriale: «In anni più severi (e più ottusi) sarebbe venuto naturale dare a questa rassegna un titolo astratto, aaa per esempio, architettura abitazione arredamento. Ma una sigla oggi, ci fa solo il solletico. […] Il nostro tempo scopre nuovi legami tra il bello e l’utile. Sottilizza con le sedie, le selle, gli sgabelli, i sedili. […] Questa esplorazione del dominio domiciliare ci pare indifferibile. Alla genericità degli schemi e dei programmi, ai destini generali come ha detto un poeta, possiamo opporre la poca carità che ancora ci resta, il tesoro di cultura che ancora si spreca. L’horreur du domicile: il cittadino scappa da casa per rifugiarsi in ufficio o in officina o in bottega. In automobile trova la solitudine». Il bimestrale indaga dunque i moderni spazi della casa, del quartiere, della città in chiave lirica, con una particolare attenzione all’architettura e al design, unitamente all’arte e alla letteratura. Il periodico è aperto alle contemporanee correnti europee come il Bauhaus, il Funzionalismo, la Pop Art, come dimostrato dalla pubblicazione di articoli quali La casa giapponese di Walter Gropius, La Bauhaus di Reyner Banham, Un Trittico per Dada di Filiberto Menna o Andy Warhol e l’immagine fotografica di Alberto Boatto. Numerosi sono gli interventi che mettono a confronto poeti o poesie con il mondo della città e della casa, ne sono esempio: Mario Praz, D’annunzio arredatore, Giorgio Soavi, I giorni e le notti di Carrieri e la poesia Interno di Libero De Libero nel primo numero; Renato Mucci, Il gusto di Des Esseintes e Mario Mariani, La solitudine di Sbarbaro nel terzo numero; la poesia di Charles Baudelaire, Due camere in una nel quinto numero. Ampio spazio è inoltre dedicato all’arte, non solo tramite le copertine e le illustrazioni realizzate dai maggiori pittori ed illustratori contemporanei ma anche con la pubblicazione di svariati articoli firmati da artisti o dedicati alle arti figurative, da Orfeo Tamburi (Come ho illustrato i libri degli amici) a Vincenzo Sinisgalli (I collages di Gentilini), sino a Osvaldo Pantani (I disegni di Morlotti).

Anno 1, numero 1: Il numero d’esordio della rivista, datato giugno 1964, riporta in copertina La poltromamma e poltrobabbo di Alberto Savinio mentre le tavole interne in bianco e nero sono realizzate da Scarpa, Libertucci, Caruso, Nizzoli, Ballo, Giacomelli, Savio, Tornabuoni, Botti, Mulas, Bosio, Scavolini, Lombardo, Mambor, Tacchi, Spera e Conti. La tavola fuori testo, Il Liberty dei poveri, riproduce la foto di una baracca sui Monti Parioli di Roma. Tra i tredici articoli presenti, ricordiamo Biografia e bibliografia di Nizzoli di Vincenzo Sinisgalli, Filosofia dell'ammobiliamento di Michel Butor, Dentro la casa di Alfonso Gatto e I mobili spaccati di Milena Milani. A pagina 31 dello stesso numero, come già ricordato, è riprodotta la poesia manoscritta di Libero De Libero, Interno.

Anno 2, numero 1: La copertina del terzo numero, edito nel gennaio 1965, riproduce il Ritratto di Lucio Fontanarealizzato da Filippo Borra, lo stesso artista illustra anche la tavola fuori testo con i ritratti di Arp, Braque, Léger e Duchamp. Le illustrazioni sono di Carlo Levi, Francesco Menzio, Odillon Redon, Orfeo Tamburi, Ferdinando Scianna, Gilles Ehrmann, Luigi Spazzapan, Corrado Cagli, Asger Jorn, Egon Schiele. Tra gli articoli pubblicati in questo numero, si ricordano: Elémire Zolla, L’integrazione, Walter Gropius, La casa Giapponese, Raffaele Carrieri,Lautrec notturno, Giulia Veronesi, Il ritorno di Persico, Mario Mariano, La solitudine di Sbarbaro, Giorgia De Cousandier,Ricordo di Velso Mucci e la poesia di Velso Mucci, Biglietto da Pisa.

Anno 2, numero 2: Il quarto numero risale al marzo 1965, un Collage di Franco Gentilini occupa la copertina, mentre la tavola fuori testo riproduce la poesia Tutt’a un tratto una ragazza di Nanni Balestrini, illustrata da Giosetta Fioroni. Gli articoli sono firmati da Rosario Assunto, Renato Mucci, Enrico Crispolti, Francesco Pannaria, sono inoltre pubblicate Due poesie di Elvio Romero e Poemi… di Orazio Napoli. Illustrano questo fascicolo Filippo Borra, Ugo Sterpini, Cesare Tacchi, Franco Gentilini e Francesco Pannaria.

Anno 2, numero 3: la copertina del quinto numero, datato gennaio 1965, è realizzata da Renato Mambor che illustra anche alcune tavole interne, affiancato da Filippo Borra, Giuseppe Raimondi, Georges Hugnet e Francesco Pannaria. La poesia illustrata di Milena Mariani, New York amatissima occupa la tavola fuori testo. Si ricordano inoltre i contributi di Miccini, La casa abitata, Georges Hugnet, Dell’immagine e Carlo Argan, Il traffico delle città (estratto da «Esso Rivista», n. 100, marzo-aprile 1965), la poesia di Baudelaire, Due camere in una e la farsa teatrale, Il nuovo inquilino di Eugene Ionesco.

Anno 2, numero 4: il sesto numero, pubblicato nel settembre 1965 riporta otto articoli, tra cui: Reyner Banham, La Bauhaus, Filiberto Menna, Un trittico per Dada, Vincenzo Sinisgalli, Viale Carso, Osvaldo Pantani, Disegni di Morlotti, Maurizio Fagiolo, Immobiles e metamorfosi di Ettore Colla, Francesco Pannaria, La materia del 2000, le macromolecole. Le illustrazioni interne sono di Paul Klee, Hans Harp, Marcel Duchamp, Giuseppe Capogrossi e Leonardo Sinsigalli. La copertina è realizzata da Georges Hugnet e le tavole fuori testo riproducono opere di Gillespie.

Anno 3, numero 1: il settimo numero risale al gennaio 1966, in copertina è riportata la fotografia di un graffito della Valcamonica, realizzata da Fulvio Roiter. Sono pubblicati tra gli altri, gli articoli di Glauco Gresleri, Corbu, Alberto Boatto, Andy Warhol e l’immagine fotografica, Carlo Argan, L’antropologo Debuffet, Giancarlo Marmori, Il nudo borghese ed altri. Di notevole interesse anche Una visita al nuovo stabilimento della Mim di Massimo Grillandi: il poeta, tramite un’operazione che rievoca la linea editoriale di «Civiltà delle Macchine», è chiamato a compiere un reportage nella grande industria. Le illustrazioni riproducono opere di Le Corbusier, Andy Warhol, Filippo De Cousandier, Jean Debuffet, Bruno Caruso, Tinin Mantegazza, Adriano Zannino, Sergio Barletta, Alberto Longoni, Marco Biassoni. La tavola fuori testo è invece occupata da una fotografia di Michele Spera, Case di Atella.

Anno 3, numero 2: l’ottavo e ultimo numero della rivista è datato aprile 1966. La copertina riporta il particolare di una “superficie” di Enrico Castellani, mentre le tavole fuori testo sono di Sandro Conti. Le illustrazioni interne riproducono opere di Bruno Munari, Alfred Jarry, Jean Debuffet, Filippo Borra, Alvar Aalto e Giorgio Morandi, a questi ultimi sono inoltre dedicati due articoli: Alvar Aalto di Maurizio Fagiolo e Passeggiata con Morandi di Giuseppe Raimondi. Altri articoli e contributi rilevanti sono: Sergio Solmi, Lamento del vecchio astronauta, Giuseppe Raimondi,L’archiscultura, Rosario Assunto, I riti e i miti di Dorfles.

Per ulteriori approfondimenti su «La botte e il violino» si rimanda ai paragrafi dedicati alla rivista in: Alessandra Ottieri, I numeri, le parole: sul Furor Mathematicus di Leonardo Sinisgalli, Milano, F. Angeli, 2002; Giuseppe Lupo,Sinisgalli e la cultura utopica degli anni ’30, Milano, Vita e Pensiero, 2011; Le muse irrequiete di Leonardo Sinisgalli, a cura di Giuseppe Appella, De Luca edizioni, Roma, 1988. Gli editoriali pubblicati per «La botte e il violino» sono inoltre raccolti in Leonardo Sinisgalli, Archimede, i tuoi lumi, i tuoi lemmi, con presentazione di Gianfranco Contini, Alpignano, A. Tallone, 1968; e poi in Leonardo Sinisgalli, Calcoli e fandonie, Milano, Mondadori, 1970.

La schedatura della rivista è stata condotta sulle copie conservate presso la Biblioteca Comunale Sormani di Milano. Non è stato possibile consultare il secondo numero dell'Anno 1.

[Barbara Taccone]

 



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