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Macratrè. Notiziario di cultura contemporanea


«Il Marcatrè nasce con un programma assai modesto ed elastico, d’informazione». Così, nel primo numero del novembre 1963, il direttore e principale promotore della testata, Eugenio Battisti, chiarisce lo scopo del periodico. I redattori e i collaboratori del «Marcatrè» sono uniti, secondo Battisti, dalla consapevolezza del bisogno di «sospendere ogni affermazione e giudizio prima di aver raggiunto un grado di conoscenze estensive e comparato attorno ai fatti che si vogliono esaminare». Il «Marcatrè» «vuol essere pettegolo, curioso, paradossale, istintivo, mutevole. E poiché, data la sua mensilità, è una risposta quasi immediata a ciò che accade, vuol suggerire problemi, più che risolverli, mira cioè a rispettare quella complessità che è caratteristica, sempre, d’una cultura in movimento. E che deve avere la sua contropartita nell’immediata discussione pubblica, anzi – non ci si dovrebbe vergognare di dire – nella sua divulgazione». Fin dal numero 1 (novembre 1963), quindi, si può apprezzare il tentativo di rispondere nell’immediato a ciò che accade. Non è un caso, allora, che un ampio spazio sia riservato alla IV Settimana Internazionale Nuova Musica di Palermo, e, nello specifico, al primo incontro degli scrittori del Gruppo 63, avvenuto proprio in quella occasione. Ai protagonisti del Festival di Palermo e alle tematiche sorte in seno al Festival viene dato spazio pure nei numeri immediatamente successivi. Nel numero 2 infatti viene riportato l’intervento di Fausto Curi Situazione della Poesia, tenuto al Convegno della rivista «il verri», svoltosi il 30 novembre e 1 dicembre 1963, che affronta le tematiche fatte emergere dal Gruppo 63 a Palermo. Il numero 3 presenta, invece, l’intervento Teatro Nudo di Alfredo Giuliani e Una dichiarazione di Massimo Ferretti, oltre a Musica e oggetto di Giuseppe Chiari, uno dei compositori della IV edizione del Festival di Palermo più lodati dal «Marcatrè».Il numero 4/5 (marzo-aprile 1964) riporta l’antologia di un dibattito tenutosi il 2 dicembre 1963 presso l’Istituto di Architettura: La ricerca estetica di gruppo. Vengono qui pubblicati anche gli atti del dibattito Arte e Società tenutosi presso la Libreria Einaudi di Roma il 27 febbraio 1964. La tematica del rapporto tra arte e società sarà un elemento ricorrente tra quelli affrontati dalla rivista, ad esempio il numero 34/35/36 (dicembre 1967) presenta un articolo di Palma Bucarelli dal titolo Il museo e la comunicazione di massa, in cui si analizza il rapporto tra arte e mercato nella società di massa. Rispetto a tale rapporto diviene centrale, nel percorso della rivista, lo studio della posizione delle neoavanguardie di fronte alla mercificazione dell’arte. Esempio di tale tematica è l’intervento di Roberto di Marco: Ipotesi per una letteratura di contestazione (nei numeri 8/9/10, 14/15, 16/17/18, 23/24/25). Il numero 6/7 segna un importante momento per la storia della rivista. La sede del «Marcatrè» lascia infatti la città di Genova per approdare a Roma e Milano, con una nuova casa editrice, la Lerici. Tale cambiamento è conseguenza dell’interesse che l’intento informativo della rivista ha fatto sorgere in Italia. L’impronta "pettegola", mutevole, della rivista si riaffaccia nelle pagine dedicate ai maggiori festival italiani: la XXXII Biennale di Venezia (numero 6/7), l’edizione del 1964 del Festival del Maggio Musicale Fiorentino, il cui tema è l’Espressionismo (numero 8/9/10). Ancora la città di Firenze è protagonista nel numero 11/12/13, incentrato sul convengo del Gruppo 70, dal titolo Arte e Tecnologia, tenutosi a Firenze nel giugno del 1964, di cui si riportano gli atti. Trova spazio anche una serie di interviste ad alcuni esponenti del Gruppo 63, realizzate in occasione del loro secondo incontro, svoltosi a Reggio Emilia dal 1 al 3 Novembre del 1964. Il numero 14/15 dedica ampio spazio ad una Inchiesta sulla cultura a Napoli. L’intento dell’inchiesta, in linea con la curiosità da sempre espressa dalla rivista, vuole essere «esaminare quegli aspetti che presentano una più caratteristica e positiva ricerca di attualità nel campo che, con parola pur odiosa da pronunziare, si potrebbe definire “creativo”». Altro elemento di forte interesse l’affermarsi della canzone popolare ed i rapporti tra quanto avviene sul territorio italiano e le realtà anglo-sassoni (numeri 23/24/25, giugno 1966 e 30/31/32/33, luglio 1967). I numeri del 1968 dedicano spazio anche alle manifestazioni studentesche, in particolare vengono seguite le vicende del gruppo U.F.O. e della Facoltà di Architettura di Firenze (numeri 37/38/39/40, 41/42). Il numero 56/57/1 (1970) segna una nuova tappa del «Marcatrè». Cambia infatti il Direttore, che diviene Emilio Grosso, e cambia l’editore: ennEsse. Il nome stesso della rivista diviene «Marcatrè / UTT» e si aggiunge una nuova numerazione alla vecchia. «Il passaggio di Marcatrè da Lerici a EnnEsse editrice, significa soprattutto e soltanto continuare un discorso che, nato nel 1963 come il risultato di tanti discorsi «fatti a tavola» […], via via si è determinato come rigoroso e prezioso elemento di convergenza tra le arti e la comunicazione di massa. Oggi in un contesto diverso e nell’ordine di una tensione/azione culturale altrettanto rigorosa e attenta a cogliere il vero della SIGNIFICAZIONE, Marcatrè vuole essere qualcosa di più; […] il senso di UTT [...] presume un di più; […] Nasce così, sotto questo profilo, l’urgenza di proporre, il carattere e i limiti del nuovo impegno che è quello appunto della INVENZIONE». Con queste parole Emilio Grosso introduce le nuove caratteristiche della rivista. Il numero 57/2 (agosto 1970) è esempio di un interesse per nuovi ambiti quali la politica, in relazione con le comunicazioni di massa. Citiamo l’articolo Analisi attanziale del discorso politico in TV, di Paolo Fabbri. L’ultimo numero del «Marcatrè» è il 61/62/63. La rivista si propone un esame della situazione emersa negli ultimi anni nei diversi settori della operatività artistico-letteraria registrante il passaggio da un’opera concepita come prodotto concluso ed autonomo ad un’opera tendente a sollecitare comportamenti o a tradursi in azione. La scelta del tema è dettata da una ipotesi interpretativa: (il profilarsi di una) generale tendenza a erodere le delimitazioni specifiche dei singoli linguaggi per l’attrazione sempre più forte esercitata dalla polarità della esistenza quotidiana e della prassi politica.

[Giovanni Montiani]



1963

1970