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Giacomo Manzù


Giacomo

Manzù

(Bergamo 1908 - Roma 1991). Giacomo Manzù (all'anagrafe Giacomo Manzoni) inizia a lavorare giovanissimo presso l'intagliatore e doratore Dossena. Nel 1923 frequenta i corsi serali di plastica decorativa nella scuola di arte applicata Andrea Fantoni, dove emerge la sua inclinazione artistica. Nel 1927 a Verona, dove si era recato per il servizio militare, segue i corsi dell'Accademia Cicognini e due anni dopo si trasferisce a Milano. Qui frequenta la Libera Accademia dell'Avanguardia Artistica, aperta dal gallerista Barbaroux, entrando in contatto con Renato Birolli e Aligi Sassu, con i quali instaura una profonda amicizia. Nel 1930 espone alla Galleria Milano con Sassu, Grassi, Occhetti, Pancheri, e Strada e l'anno seguente realizza su commissione dell'architetto Muzio la decorazione dell'Università Cattolica del Sacro Cuore. Partecipa alla V Triennale di Milano (1933) con una lampada in cristallo incisa per Fontana Arte, nell'ambito di un progetto che verte sulla creazione artistica applicata all'industria; a questi anni risale inoltre la serie di piccoli capi femminili in cera e bronzo. Sostenuto dalla critica, partecipa a diverse esposizioni e, in particolare, viene invitato nel 1934 alla Mostra del disegno italiano in Svizzera. Nel 1939 alla Permanente di Milano prende parte alla seconda mostra del gruppo di Corrente pur non avendo mai aderito ufficialmente al movimento. Espone alla galleria Barbaroux i bassorilievi delle Crocifissioni (1941), che, ispirati ai tragici eventi bellici, si presentano come una denuncia del regime fascista e diventano quindi oggetto di numerose polemiche nell'ambiente politico e ecclesiastico. La sua attività professionale conosce un periodo di crescente affermazione e nel 1948 espone per la terza volta (in seguito alle partecipazioni nel 1936 e nel 1938) alla Biennale di Venezia vincendo, ex equo con Henry Moore, il Gran Premio della Scultura, assegnatogli da una illustre giuria composta da Carrà, Casorati, Marini, Morandi, Longhi, Ragghianti e Venturi. L'anno successivo partecipa al concorso indetto per la realizzazione delle porte laterali di San Pietro, ricevendo tre anni dopo la commissione ufficiale. Ha inizio la travagliata gestazione dell'opera che durerà fino al 1964, dopo molte incomprensioni con il comitato. Le divergenze si appianano solo quando viene autorizzato a variare il tema in Porta della morte dal nuovo Papa, Giovanni XXIII (con cui, peraltro, instaura un rapporto di profonda stima e da cui riceverà numerose commissioni). Nel frattempo realizza altre porte per cattedrali all'estero, a Salisburgo e a Rotterdam. La sua attività espositiva si fa sempre più intensa in Italia e all'estero, in particolare, è da notare la mostra milanese Manzù e Quasimodo che raccoglie testimonianze dello scultore e del poeta sulla Resistenza. Con lo scrittore siciliano instaura un intenso rapporto di amicizia e di stima, di cui ci offre una testimonianza il libro illustrato Il falso e vero verde (in cui, tra l'altro, Manzù sperimenta per la prima volta la litografia). Nel 1961 espone poi a fianco di Renato Guttuso alla Galleria La Nuova Pesa di Roma, ricevendo particolare attenzione dalla stampa. Negli anni Sessanta iniziano le collaborazioni di Manzù con il teatro, a partire dalla realizzazione dei costumi e delle scenografie per l'Edipo Re di Stravinskij. Nel 1966, in occasione dell'assegnazione del premio Lenin, l'Accademia delle Arti di Mosca gli dedica una grande personale presentata da Quasimodo.
É attivo anche nell'ambito della grafica: da ricordare Paese dell'anima di Nicola Lisi (Il Frontespizio 1934), Erbe di Giacomo Manzù (Pattuglia 1942), Le Laude di Iacopone da Todi (Edizioni di Uomo 1945), Le cento novelle antiche (La Conchiglia 1946), Le Georgiche di Virgilio (Officina Bodoni 1948), Doctor Faust di Thomas Mann (A. Mondadori 1949), La via della croce di Nicola Lisi (Fabbri 1953), Poesia 1 di Marta Vio (Schwarz 1953), Le opere e i giorni di Esiodo, nella traduzione di Fausto Codino e con presentazione di Salvatore Quasimodo (Edizione dell'Elefante 1966), Morte delle stagioni di Giuseppe Ungaretti a cura Leone Piccioni (Fògola 1967), Die Waffen Des Eros: Oder Anthia Und Habrokomas di Senofonte nella traduzione di Bernhard Kytzler, Edipo re di Sofocle, nella versione italiana di Manara Valgimigli (Officina Bodoni 1968), La fatica d'amare di Fernanda D'Andrea e Carla M. Vitrano (Ammannito 1970) Odissea, episodi scelti e tradotti da Salvatore Quasimodo, con presentazione di Claudio Giulio Argan (Delfino edizioni d'arte 1977). L'artista realizza inoltre un ritratto dell'amico Eugenio Montale per una delle prime edizioni di Finisterre (G. Barbera 1944) e ne esegue un altro per il volume Fuori di casa (Ricciardi 1964). In collaborazione con il poeta ligure e con la casa editrice di Franco Riva avrebbe dovuto illustrare un volume di poesie, che rimane però allo stato progettuale per divergenze tecniche con l'editore, intenzionato a realizzare una tiratura più ampia con riproduzioni delle illustrazioni ideate dal pittore (la vicenda ci è testimoniata da due lettere, una di Riva a Manzù, l'altra dell'artista a Montale, consultabili in Giacomo Manzù. Le opere e i libri a cura di Flaminio Gualdoni). L'amico poeta gli dedica una poesia, Intermezzo, raccolta in Manzù: album inedito, a cura di Eduardo De Filippo (Franca May 1977). A ulteriore testimonianza dei rapporti di Manzù con l'ambito letterario, si ricorda inoltre la realizzazione da parte dello scultore di medaglie in bronzo per la copertina lignea del volume La Divina Commedia nelle incisioni degli artisti contemporanei (Casa di Dante 1987).

Per maggiori informazioni si vedano l'ampio catalogo Manzù l'Uomo e l'Artista, Roma, De Luca editori d'arte, 2002 e il più recente Giacomo Manzù 1938-1965. Gli anni della ricerca, a cura di Marcella Cattaneo, M. Cristina Rodeschini, Milano, Electa, 2008. Si rimanda inoltre a Giacomo Manzù. Le opere e i libri a cura di Flaminio Gualdoni, Milano, Biblioteca di via Senato, 2000.

[Sandra Zinone]