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Civiltà delle macchine


«Civiltà delle macchine» è una rivista bimestrale di cultura, nata nel 1953 a Milano come organo d’informazione dalla Finmeccanica, poi IRI, per diretta volontà del direttore generale Giuseppe Luraghi. Dalla fondazione sino al 1958 la rivista è stata diretta da Leonardo Sinisgalli, la cui personalità e opera ne caratterizzano profondamente la linea editoriale. Il periodico ha l’obiettivo d’instaurare un dialogo tra la scienza e le varie espressioni delle discipline umanistiche, tanto che si è parlato a questo proposito di “rivista delle due culture”: tecnica e poesia, arte, letteratura, filosofia, storia si integrano in un unico strumento di comunicazione, capace di sintetizzare ed avvicinare esperienze fino ad allora distanti. Questo spiega anche l’eclettismo degli argomenti trattati: aerospazio, agricoltura, architettura, urbanistica, automazione, cibernetica, economia, industria, fabbrica, sindacalismo, fisica e matematica ma anche fotografia, arte, cinematografia e filosofia. Sulle orme di «Pirelli» (1948 – 1972), rivista bimestrale diretta dallo stesso Sinisgalli, la testata s’indirizza verso un’idea di pubblicità industriale accompagnata da una forte vocazione letteraria, e si focalizza sulla ricerca di un pluralismo disciplinare: autori e artisti sono chiamati a rispondere a interrogativi, spesso posti direttamente dal direttore, sul possibile equilibrio tra arte e tecnica. Le pubblicazioni, sin dal primo numero, si aprono con la rubrica Lettera, un editoriale inviato direttamente a Leonardo Sinisgalli in risposta a precise domande. Questa corrispondenza coinvolge intellettuali, poeti e scrittori come Giuseppe Ungaretti, Carlo Emilio Gadda, Alberto Moravia, Arturo Tofanelli, Giusppe Luraghi, Enzo Paci e Giansiro Ferrata. Dopo il 1954 la rubrica non appare più, lasciando il posto ad altri approfondimenti che non mutano, in ogni caso, la filosofia della linea editoriale. Giovanni Scheiwiller (Civiltà delle macchine. Antologia di una rivista 1953-1957, Milano, Libri Scheiwiller, 1988) suggerisce che la lettera di Ungaretti apparsa sul primo numero della rivista, possa costituirne una sorta di manifesto: «La rivista che inizia con questo numero le sue pubblicazioni, e che tu dirigi, si propone di richiamare l’attenzione dei lettori anche sulle facoltà strabilianti d’innovamento estetico delle macchine. Vorrei anche che essa richiamasse l’attenzione su un altro ordine di problemi: i problemi legati all’aspirazione umana di giustizia e libertà. Come farà l’uomo per non essere disumanizzato dalla macchina, per dominarla, per renderla moralmente arma di progresso?».
Gli articoli di «Civiltà delle macchine» - una ventina, in media, per ciascun numero, tra saggi, articoli, cronache e numerose illustrazioni in nero e a colori - sono curati dalle migliori firme del giornalismo, tra tecnici, scienziati, ingegneri, artisti e poeti come Caproni, Villa, Sorrentino, Rebuffo, De Libero. Sinisgalli invita inoltre gli artisti a compiere dei reportage nelle più importanti fabbriche italiane ed a realizzare illustrazioni a corredo del testo, si ricordano a tal proposito gli interventi di Manzi, Tamburi, Ziveri Vespignani, Cantatore, Gentilini, Purificato, Mafai. «Civiltà delle macchine» è anche vetrina per l’architettura e contribuisce alla determinazione del futuro design italiano, aperto alle moderne correnti europee come il Bahaus e il Funzionalismo. Il periodico s’impone inoltre nel campo della comunicazione aziendale e delle arti grafiche: la rivista, nei 31 numeri diretti da Sinisgalli, è costellata di inserzioni pubblicitarie prevalentemente delle società facenti capo a Finmeccanica, tra le più note Olivetti ed ESSO. Le pagine pubblicitarie sono originali, corredate di slogan accattivanti e la grafica è completamente innovativa. «Civiltà delle macchine» si impone come rivista moderna anche grazie all'impaginazione con prime di coperta cartonate e immagini che variano di numero in numero mantenendo comunque uno stile minimalista. Ogni volume presenta copertine interne illustrate da artisti quali Manzi, Oski, Sanches, Molnar, Steinberg, Vignali. A partire dal 1956 sono invece più spesso corredate di fotografie e fotomontaggi, espressione delle nuove tecniche grafiche, il tema di fondo uomo-macchina resta però invariato. Interessante, nel sesto numero del 1955, la scelta di Sinisgalli di avvalersi della collaborazione di scolaresche: alunni di scuole medie ed elementari visitano le fabbriche per poi illustrare articoli e disegnare tavole che si alternano a illustrazioni di pittori come Manzi, Ziveri, Vespignani, Cantatore, Gentilini, Mafai. Il secondo volume del 1958 è l’ultimo pubblicato da Leonardo Sinisgalli, la direzione passa infatti a Francesco d’Arcais che la mantiene sino alla chiusura nel 1979, con il comitato di direzione composto da Arnaldo Maria Angelini, Francesco Santoro Passarelli, Giuseppe Ungaretti e Francesco Maria Vito. L’ultimo numero, datato dicembre 1979 ma finito di stampare il 15 settembre 1980, è dedicato ai rapporti tra cultura e religione. Nel suo prologo Ai lettori il direttore Francesco d’Arcais annuncia che «Civiltà delle macchine» sospende le proprie uscite a causa di «un momento di grande austerità» ma soprattutto perché nel lungo arco della sua esistenza, dalla prima edizione di Leonardo Sinisgalli risulta necessario rivedere «la formula e la sua attualità». Dopo alcuni anni di silenzio il periodico trova nel filosofo Francesco Barone un nuovo continuatore. La rivista risorge con una nuova veste editoriale e un titolo rinnovato in «Nuova civiltà delle macchine», i direttori sono Francesco d’Arcais e Francesco Barone. Dopo la scomparsa di Francesco Barone nel 2001 la direzione è trasferita a un gruppo di suoi collaboratori. Attualmente la rivista è diretta da Dario Antiseri, Edoardo Boncinelli, Umberto Bottazzini, Vittorio Marchis e da Silvano Tagliagambe.
Per ulteriori approfondimenti su «Civiltà delle macchine» negli anni della direzione di Leonardo Sinisgalli si rimanda a Gianni Lacorazza, Meccanima, Potenza, Consiglio regionale della Basilicata, 2005 e all’antologia della rivista curata da Giovanni Scheiwiller, Civiltà delle macchine, Milano, Libri Scheiwiller, 1988.

La schedatura della rivista è stata condotta sulle copie conservate presso la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze.

[Barbara Taccone]



1953

1979