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Antonio Porta


Antonio

Porta

(Vicenza, 1935 – Roma, 1989). Si forma a Milano, dove frequenta l’Università Cattolica laureandosi in Lettere Moderne. Esordisce poeticamente nel 1956 con la raccolta Calendario (Schwarz), firmandosi con il vero nome di Leo Paolazzi. A partire dal 1960, con la pubblicazione de La palpebra rovesciata (La nuova cartografica) adotta definitivamente lo pseudonimo di Antonio Porta. Dalla fine degli anni Cinquanta inizia a collaborare con «il verri» di Luciano Anceschi, mentre nel 1961 è incluso nell’antologia I novissimi. Poesie per gli anni Sessanta, curata da Alfredo Giuliani, orbitando dunque, in questa prima fase della sua carriera, in area avanguardista. Nel 1963, a coronamento di tali interessi sperimentali, è tra i fondatori del Gruppo 63. Parteciperà negli anni seguenti ai Convegni di Palermo, Reggio Emilia e Fano. A margine della sua produzione di poesia lineare (Aprire, All’Insegna del Pesce d’Oro 1964; I rapporti, Feltrinelli 1966; Cara, Feltrinelli 1969; Metropolis, Feltrinelli 1971; Week-end, Cooperativa scrittori 1974), Porta si dedica anche a prove di narrativa (Partita, Feltrinelli 1967; Il re del magazzino, Feltrinelli 1978), di teatro (La presa di potere di Ivan lo sciocco, Einaudi 1974) e alla sperimentazione verbovisiva. Relativamente a quest’ultimo aspetto della propria attività, Porta realizza volumi autoprodotti in edizione limitata e partecipa a numerose esposizioni, sia in Italia che all’estero. La sua opera più strettamente legata a questa esperienza è Zero, pubblicata nel 1963. Dal 1963 al 1967 è anche redattore di una delle riviste di punta della nuova avanguardia, «Malebolge», edita a Reggio Emilia. Nel 1965 è incluso nel terzo dei quattro volumi dal titolo Poesie visive, curati da Lamberto Pignotti per la collana «Il Dissenso» dell’editore Sampietro. In questi anni instaura proficue collaborazioni con artisti visivi o verbovisivi come William Xerra, Ferdinando Albertazzi, Giorgio Celli e Arrigo Lora-Totino. A testimonianza di ciò si ricorderà almeno il volume All’altra estremità del campo pubblicato dalla casa editrice Geiger di Adriano e Maurizio Spatola nel 1970. La produzione verbovisiva portiana è oggi parzialmente raccolta dal catalogo, curato da Rosemary Liedl Porta, Poesia in forma di cosa (Edizioni del Foglio Clandestino, 2013). Fu molto attivo in ambito editoriale, lavorando prima per la casa editrice Rusconi & Paolazzi, poi per Bompiani, per Sozogno e infine, dal 1977, per Feltrinelli. Negli anni Ottanta la sua poetica recupera una cifra maggiormente comunicativa e distesa, allontanandosi dai toni critico-sperimentali dell’avanguardia. Specchio di ciò sono le raccolte Passi passaggi (Mondadori 1980), Invasioni (Mondadori 1984) e più tardi Yellow (Mondadori 2002). Si dedica inoltre alla prosa con le raccolte di racconti Se fosse tutto un tradimento (Guanda 1981), La scomparsa del corpo (Manni 2010), e alla letteratura per bambini e ragazzi. L’interesse di Porta per le arti visive si è manifestato soprattutto nelle collaborazioni editoriali con Carla Badiali (Il tempo della povertà, Rizzardi 1996), con Altan (Emilio, Nuages 2002), con Margherita Belardetti (L’astronomo, Feltrinelli 1980, raccolta di racconti per bambini curata proprio da Porta con testi di vari autori), con Zadra Gandolfi, con cui cura la Commenda magistrale di Maruggio di Francesco D’Ayala Valva, con Filippo Andreoni (Il volo di Albero, Lisciani & Zampetti 1979). Di minore importanza risulta la curatela di alcuni cataloghi di mostre come Bonalumi Castellani Manzoni (Galleria Appia Antica 1959), e Marina Karrella (Galleria Levi 1971), mentre appare interessante il volume La mia versione del canto 5 dell’Inferno dantesco, nel quale la riscrittura del canto dantesco da parte del poeta è completata dall’artista Gianfranco Baruchello, che realizza appositamente per l’opera una litoserigrafia.

[Federico Fastelli]