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Bruno Caruso


Bruno

Caruso

Bruno Caruso è nato a Palermo nel 1927; nel capoluogo siciliano ha compiuto gli studi classici e, dopo essersi laureato in Giurisprudenza, ha frequentato la facoltà di Lettere e Filosofia e i corsi liberi dell’Accademia di Belle Arti. Nel 1947 intraprende un lungo viaggio in Europa fermandosi nelle città di Vienna e Monaco di Baviera, dove ha modo di conoscere le opere di George Grosz, Otto Dix, Klimt e Schiele; nel medesimo anno è a Praga per il Festival della Gioventù e inizia ad illustrare le opere di Kafka, perfezionandosi nello studio e nella pratica dell'acquaforte; a questo periodo risale inoltre una serie di disegni dedicati alla tragedia dello sterminio nazista, poi raccolti in un libretto dal titolo Deutschland über alles – Weiss buch (1949). 
Tornato a Palermo espone alla Libreria Flaccovio una raccolta di disegni che raffigurano le devastazioni della guerra nelle periferie della città. Fra il 1949 e il 1950 è a Parigi e a Londra; rientrato in Italia si ferma per molti mesi a Milano, dove conosce Elio Vittorini e Salvatore Quasimodo con i quali si lega di profonda amicizia; inizia in questo periodo la collezione di libri sull’arte e di opere illustrate con acqueforti originali o xilografie. Il 14 aprile del 1953 Libero De Libero presenta la prima personale dell’artista alla Galleria L’Obelisco di Roma (cui seguiranno le personali del ‘54, ’56, ’58, ’60, ’61); in quell’occasione viene presentata la monografia sul suo lavoro con un testo di Leonardo Sinisgalli edita dalle edizioni dell’Obelisco. All’interno del circolo di intellettuali, poeti e artisti che gravitava attorno alla Galleria, conosce anche Giuseppe Ungaretti, Renzo Vespignani e Fabrizio Clerici. Dal ’53 al ’56 collabora con la rivista «Civiltà delle macchine» diretta da Leonardo Sinisgalli, e nel 1959 visita l’azienda di Ivrea dell’Olivetti realizzando una serie di disegni sul primo computer elettronico (ELEA), poi raccolti nel libro Dalla calligrafia alla memoria, pubblicato dalle Edizioni Olivetti. Per incarico della Regione Siciliana, si occupa sin dal 1953 del progetto di stampa della rivista «Sicilia», che diventa un modello nella grafica italiana del tempo; per l'Editore Flaccovio cura inoltre la pubblicazione del volume di Libero De Libero sul Trionfo della Morte di Palazzo Abatellis (1958) e l’opera monumentale di Ernst Kitzinger, I mosaici di Monreale (1960, con trad. it. di Fanny Bonajuto). Dal 1953 al 1958 collabora con il coreografo Aurelio Milloss e mette in scena i balletti Mirandolina di Valentino Bucchi, Allegrie Brasiliane di Darius Mihaud, Danza e Controdanza di Beethoven, Coppelia, ed esegue le scene per il Ladro e la zitella di Giancarlo Menotti. 
Contemporaneamente prosegue la sua attività artistica, e contribuisce ad aggiornare la scena culturale siciliana animando cine-club, promuovendo iniziative di grafica e di tipografia, collaborando con giornali e riviste impegnati politicamente come «L’Unità», «Vie Nuove», «L’Ora» di Palermo. Sempre negli anni Cinquanta esegue una serie di disegni di denunzia sul Manicomio di Palermo (poi confluiti nel libro Manicomio, Edizione della Colonna infame 1969) e intraprende una campagna per la revisione della psichiatria insieme con Franco Basaglia. Compie una serie di viaggi in tutto il mondo, dai paesi del Medio e Estremo Oriente (Iran, paesi Arabi, India, Tahilandia e Giappone) agli Stati Uniti. Partecipa attivamente alle lotte contro la guerra in Vietnam, contro la tirannia di Franco in Spagna e dei colonnelli Greci, schierandosi apertamente contro ogni tipo di dittatura, attraverso un impegno politico e sociale costante, che caratterizza tutta la sua opera di disegnatore. Incontra le personalità più rappresentative del suo tempo, da Thomas Mann a Camus, da Picasso a Chagall, dal Generale Giap a Van Dong, da Brassaï a List, Ben Shahn, Stravinskij e Sartre, Max Ernst e Magritte, di cui esegue ritratti e interpretazioni allegoriche che verranno pubblicati nel volume Mitologia dell’Arte Moderna (Franca May Edizioni 1977). Da queste esperienze derivano inoltre i disegni pubblicati nei libri che documentano la sua attività, tra i quali si ricordano: Il pugno di ferro (1963); Pace in terra (1963); Totum procedit ex amore (1964); La tigre di carta (1964); Elogio della follia (1969); Anatomia della società civile (1971); Repertorio animalesco (1972); Disegni politici (1973); Il fiore rosso. Vent’anni di disegni politici (1976); La pietra celeste (1977); Le giornate della pittura (1981). Ha inoltre illustrato le opere di autori classici e moderni, come Leonardo Sciascia (I grandi giardini, Istituto Litografico Internazionale 1968; Il mare color del vino, Edizioni Cento Amici del Libro 1985), Rafael Alberti (Acquaforte, La Nuova Cometa 1965), Giorgio Caproni (Genova di tutta la vita, San Marco dei Giustiniani 1983), Giuseppe Ungaretti (Viaggetto in Etruria, A.L.U.T. 1966). Della sua opera hanno scritto poeti e narratori come Leonardo Sciascia, Leonardo Sinisgalli, Libero De Libero e Paolo Volponi (di cui si segnala l’introduzione alla mostra: Bruno Caruso. Cinquanta disegni, Roma, Galleria Cà d’Oro, 1977).

Per maggiori informazioni sull’opera di Bruno Caruso si rimanda ai seguenti cataloghi: Bruno Caruso. L’arte del disegno, a cura di Caterina Napoleone, Pisa, ETS, 2012; Bruno Caruso. Disegni 1944-2004, Palermo, Fondazione Federico II, 2004; Bruno Caruso. Antologia 1947-1997, a cura di Roberto Di Liberti, [Castelbuono, Le Madonie], 1997; Antologia di disegni 1945-1995. Osterio Magno Cefalù, Palermo, Edizioni Nuova Tavolozza, 1995; Bruno Caruso. Opera grafica, con testo critico di Enzo Bilardello, Palermo, Flaccovio, 1986.

[Teresa Spignoli]