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Gianfranco Baruchello


Gianfranco

Baruchello

(Livorno 1924). Si forma artisticamente a Parigi, a partire dai tardi anni Cinquanta, dopo una laurea in Giurisprudenza conseguita in Italia, e una carriera industriale come direttore dell'IRAB, cui rinuncia nel 1959 per dedicarsi all'arte. Frequenta, esordiente, artisti e critici del calibro di Sebastian Matta, Alain Jouffroy, John Cage e soprattutto Marcel Duchamp, che conoscerà a Milano nel 1963, e che rimarrà punto di riferimento imprescindibile di tutta la sua opera. Nel 1961 partecipa presso la Galleria Anthea di Roma alla sua prima mostra, mentre, l'anno successivo espone in altre due collettive, particolarmente prestigiose, quali Collage et Object alla Galerie du Cercle a Parigi e, assieme a Enrico Baj, Tano Festa, Mimmo Rotella e Mario Schifano, la storica The New Realists presso la Sidney Janis Gallery di New York. L'anno successivo organizza la sua prima personale presso la Galleria La Tartaruga di Roma e stringe amicizia con alcuni esponenti del Gruppo 63, come Giorgio Manganelli, Nanni Balestrini e Edoardo Sanguineti. Inizia in questo periodo ad interessarsi al cinema, lavorando a Verifica incerta, che nasce dal montaggio di materiali filmici di scarto, destinati al macero. Il film sarà presentato nel 1965 a Palermo, in occasione del terzo Convegno del Gruppo 63, e l'anno successivo presso il Metropolitan Museum, prima,e al Guggenheim, poi, con presentazione di John Cage. Sempre nel 1965 espone presso la Galleria di Arturo Schwarz a Milano. Nel 1966 è di nuovo a New York con una personale alla Galleria Cordier & Ekstrom di New York; nel catalogo viene pubblicata la prima cosmicomica di Italo Calvino. La sua attività tra gli anni Sessanta e gli anni Ottanta collega in stretta sintonia pittura scultura e scrittura in un'attività proteiforme che vede la pubblicazioni di libri (Mi viene in mente, 1966; Avventure nell'armadio di plexiglass, 1968; Fragments of a possible Apocalypse, 1978; Agricola Cornelia S.p.A. 1973-81, 1981; Why Duchamp, 1986), film (Costretto a scomparire, 1968; Norme per gli olocausti, 1969; La dégringolade, 1970, ecc.) e azioni poetiche, come Pacco dono, realizzata per Prossimamente di Vittorio Gelmetti su testo di Edoardo Sanguineti (1967). Alla fine degli anni Sessanta Baruchello costituisce la società Artiflex, che promuove azioni artistiche, come Finanziaria Artiflex, Sala d'attesa Artiflex e il Piccolo capitale a fondo perduto, volte a fare dell'artista stesso una sorta di industria in grado di commercializzare tutto e porsi in contrapposizione con l'industria vera e propria. Realizza inoltre l'intervento urbano One man billboard, esponendo a Bologna, Milano e Roma delle riproduzioni di sue opere sottoforma di cartelloni pubblicitari. Negli anni Settanta si dedica anche ad esperimenti con immagini elettroniche e collabora come scenografo ad alcune realizzazioni teatrali come Il coccodrillo di Valentino Bucchi, nell'allestimento di Franca Valeri (1971) e Glossolalie di Dieter Schnebel per la regia di Marcello Panni (1972, replicato nel 1973). Coninua ad esporre in Italia e all'estero (Roma, Parigi, Washington, Monaco) e nel 1976 è invitato con una sala personale presso la Biennale d'Arte di Venezia. In questi anni si interessano della sua arte critici e intellettuali come Tommaso Trini, Gilbert Lescault, Umberto Eco, Alain Jouffroy, Piero Berengo Gardin, Jean-François Lyotard, Gino Baratta, Henry Martin, Achille Bonito Oliva, Maurizio Calvesi, Cesare Vivaldi, Brunella Eruli, Luciano Caramel, Thierry De Duve, Vittorio Fagone, Carla Subrizi, Angela Madesani e altri. Collabora con Adriano Spatola pubblicando per le sue edizioni Geiger il volume Come ho dipinto certi miei quadri (1976) e più tardi per le edizioni Tam tam Uomini di pane (1986). Molte sono le mostre personali tra la fine dei Settanta e l'inizio degli Ottanta, espone inftti a Bologna, Catania, Lecco, Milano, Ferrara, Pescara, Torino, Aosta. Nel 1982 il Museo progressivo d'arte moderna di Livorno dedica a Baruchello una grande antologica, poi replicata subito dopo presso la Casa del Mantegna di Mantova. Tra i molti libri pubblicati in questi anni andranno ricordati almeno Sentito vivere (Edizioni Exit 1978), L'altra casa (Galilée 1979), A partire dal dolce (Doux comme saveur), esemplare unico composto di immagini e testi poi utilizzato in un lavoro di videointerviste a ventidue intellettuali, tra cui Lyotard, Guattari, Klossowski e Paul Virilio (1980) e How to imagine (McPherson 1984), pubblicato a New York e riepilogo dell'esperienza di Agricola Cornelia, società per azioni costituita dall'artista nel 1973 allo "scopo sociale di coltivare la terra" (si veda il catalogo Agricola Cornelia S.p.A. 1973-1981, Galleria Milano 1981 e il volume Io sono un albero, Arsial edizioni 2000). Negli anni Novanta collabora con la RAI per alcune sigle del satellite RAISAT, mentre continua ad esporre in Italia e all'estero. Nel 1993 è per la seconda volta alla Biennale d'Arte di Venezia, e, qualche mese più tardi, espone a Parigi, presso la Galleria Krief. Nel 1997 Carla Subrizi gli dedica la grande mostra antologica Mundus, presso il Museo laboratorio dell'Università "La Sapienza" di Roma. Negli ultimi anni di attività è invitato sovente a tenere seminari e conferenze sull'arte contemporanea: nel 2005 è all'Università di Palermo, su invito di Luigi Russo, nel 2006 tiene il Seminario di Ricerca e Formazione della Fondazione Baruchello, nel 2007 svolge un seminario presso l'Accademia di Belle Arti di brera, su invito di Mauro Folci. Tra le più importanti collaborazioni editoriali si ricorda quella con Edoardo Sanguineti, per la sua raccolta T.A.T. (Renzo Sommaruga 1968), con Nanni Balestrini (Il ritorno della signorina Richmond, Edizioni Becco giallo 1987), con Alain Jouffroy (Cerfs Volants, Il Chiodo 1993).

[Federico Fastelli]


  • T.A.T.