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Giorgio De Chirico


Giorgio

De Chirico

(Volo, Grecia 1888 - Roma 1978). Giovanissimo stabilisce i primi contatti con la pittura frequentando a partire dal 1903 le lezioni di pittura e disegno al Politecnico di Atene. Nel 1906 con la madre e il fratello Andrea Alberto, futuro scrittore che assumerà lo pseudonimo di Alberto Savinio, si reca Monaco; qui si inscrive alla Regia Accademia delle Belle Arti, dove esegue per altro la prima incisione. Tre anni dopo si trasferisce a Milano, dove intraprende le prime letture da Nietzsche e Schopenhauer, importanti per la futura elaborazione della poetica metafisica. Dopo un breve soggiorno a Firenze, in cui ha la celebre “rivelazione” che darà origine al suo primo quadro metafisico, L’enigma di un pomeriggio d’autunno, si reca nel 1912 a Parigi. Qui inizia il ciclo dei “Manichini”, frequenta Ardengo Soffici, Constantin Brancusi, Max Jacob e André Derain e diventa amico del poeta Guillaume Apollinaire, per il quale in seguito illustrerà con sessantasei litografie i Calligrammes (Nouvelle Revue Francais, 1930), dopo il rifiuto nel 1914 di collaborare alla sua prima edizione. Nel 1915 si arruola ed è assegnato a un reggimento di stanza a Ferrara. Nella città emiliana conosce Filippo De Pisis e aderisce al gruppo «Valori Plastici». Nell’ambiente creatosi intorno alla rivista di Broglio frequenta Carrà, con cui lavora a stretto contatto anche se per un breve periodo; il rapporto però si guasta in seguito a una discussione sulla nascita della pittura metafisica. Le teorizzazioni inerenti a questa fase artistica sono divulgate dalla rivista «Pittura metafisica». Alla fine della guerra si svolge la sua prima personale presso la Casa d’Arte Bragaglia a Roma (1919), che si rivela un insuccesso. In questo periodo riscopre l’arte dei grandi artisti nei musei e inizia a fare copie dai maestri italiani del Rinascimento. Questa esperienza prepara una svolta stilistica: in seguito la “rivelazione della grande pittura” adotta uno stile neoclassico, che viene anch’esso criticato. Scrive inoltre su varie riviste ove pubblica saggi su Raffaello, Böcklin, Renoir, Gauguin e Morandi. Nel 1924, durante un soggiorno a Parigi realizza scene e costumi per La Giara di Pirandello messa in scena al Théâtre des Champs Elysées: lo spettacolo segna l’inizio di un duraturo rapporto con il teatro. In quello stesso anno entra in contatto con la cerchia dei surrealisti, unitasi intorno a Breton, che vede nel pittore italiano una sorta di precursore. Il rapporto con questi artisti si incrina già a partire dal 1926/1927, in seguito al suo progressivo abbandono di motivi onirici e di atmosfere rarefatte e surreali a favore di una reinterpretazione del classicismo. Waldemar George nel 1928 realizza la prima monografia del pittore, Chirico (Editions des Chroniques du Jour), che egli accompagna con un’acquaforte e a cui segue l’anno successivo quella scritta da Jean Cocteau, Le Mystère Laïc – Essai d’étude indirecte, corredata anch’essa da sue litografie. Per lo scrittore francese realizza, inoltre, dieci litografie, confluite nel volume Mythologie (Èditiones des Quatre Chemins 1934) e dalle quali trae sviluppo la serie “Bagni misteriosi”. Nel 1929 De Chirico pubblica il romanzo Ebdomero, che sarà ripubblicato durante la sua vecchiaia in un volume di alto pregio, corredato da ventinove disegni e una litografia dello stesso autore (Carlo Bestetti Edizioni d’Arte 1972). Continua la sua attività nel campo della grafica: in quello stesso anno esce la sua prima cartella di litografie, Metamorphosis (Èditiones des Quatre Chemins 1929), una sua incisione è compresa nella serie di cinquantuno ritratti che accompagnano i testi di Jean Cocteau, Mac Ramo e Waldemar George nel volume Maria Lani (Editions des Quatre Chemins 1929) e un’altra nel volume 25 Gravures (G. Orobitz Editeur 1934). Nel periodo tra il 1936 e il1939 è a New York, dove collabora a riviste come «Vogue» e «Harper’s Bazaar» e realizza, in un’iniziativa che coinvolge anche Picasso e Matisse, una sala da pranzo alla Decorators Picture Gallery. Al 1939 risale un’altra svolta artistica: si apre la stagione delle opere neobarocche, che presenta alla Biennale di Venezia del 1942. In seguito alla diffusione di falsi nel mercato artistico internazionale, ha problemi con gli organizzatori di questa importante manifestazione artistica, che nel 1948 cita in giudizio (parteciperà tuttavia nuovamente all’esposizione veneziana del 1956). Dopo due anni organizza così la prima Anti-Biennale (l’ultima risale al 1954), ideata come atto di sfida al Modernismo. Nel 1968 si apre la sua ultima stagione, definita dal critico Wieland Schmied come neometafisica perché caratterizzata dalla rinascita dei temi appunto metafisici e delle invenzioni degli anni Venti, anche se spesso iconograficamente modificati con inserzioni di elementi nuovi o tratti da periodi diversi. De Chirico continua l’attività nel campo della grafica: oltre alle numerose litografie e incisioni sciolte, si segnalano le cartelle Cavalli (Bestetti 1948), Cavalli e ville (Bestetti 1954), Sei litografie (Bestetti 1966). Si ricorda inoltre la sua attività nel campo dell’illustrazione dei libri: correda con venti litografie l’edizione de L’apocalisse, accompagnata da una presentazione di Massimo Bontempelli (Edizioni della Chimera 1941), illustra I Promessi Sposi (Palazzi 1965; la pubblicazione era già apparsa su «Tempo»), accompagna con ventisei tavole l’Iliade tradotta da Salvatore Quasimodo (Mondadori 1968), due litografie accompagnano un testo di Franz Kafka in Auf Der Galerie (Editions Gothard de Beauclair 1969) ed una sua litografia, insieme a quelle di altri dodici artisti, è compresa nel volume di Carlo Levi Velso Mucci e il Concilium Litographicum (Prandi 1970).
Per maggiori informazioni sull’opera grafica si veda Giorgio De Chirico: catalogo dell’opera grafica 1921-1969, a cura di Antonio Vastano, Bologna, Bora, 1996. Per un profilo più completo su De Chirico si rimanda al catalogo Giorgio De Chirico, a cura di Paolo Baldacci e Gerd Roos, Marisilio e al più recente Giorgio De Chirico: l’enigma velato, a cura di Claudio Crescentini, con un saggio introduttivo di Mauro Calvesi, Roma, Erreciemme, 2009.

[Sandra Zinone]


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