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Mariano Bàino


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Mariano Bàino è nato a Napoli nel 1953 dove attualmente vive e dirige la collana di poesia della casa editrice Bibliopolis, attività alla quale affianca il lavoro di traduttore. A metà degli anni Ottanta collabora come redattore alla rivista «Altri Termini»; nel 1989 prende parte ai lavori del Gruppo 93; l’anno successivo, assieme a Biagio Cepollaro e Lello Voce, fonda la rivista «Baldus» che ha fortemente contribuito ad animare il dibattito sul postmoderno in Italia. Il suo esordio letterario avviene per le edizioni Geiger di Adriano Spatola con Camera iperbarica, nel 1983 (pubblicato sul n 35 di «Tam Tam») una raccolta di poesie e prose accompagnate da alcuni poemi-oggetto e da fotografie, dove si riscontra una sperimentazione di tipo tipografico e la contiguità con la poesia visiva e concreta. Nel corso del tempo l’autore rimane legato alle esperienze interdisciplinari con la pubblicazione di libri illustrati in collaborazione con diversi artisti, ma abbandona presto il campo della sperimentazione verbo-visiva per concentrarsi maggiormente su quella specificatamente linguistica. Già dalle prime prove, alcune delle quali apparse in rivista e in diverse antologie, si osserva un uso particolarmente espressionistico e sperimentale della lingua, che proseguirà con i lavori successivi, fino a caratterizzarsi maggiormente come sperimentazione sul linguaggio dialettale nella sua seconda raccolta, pubblicata nel 1993 in forma di libro illustrato, con il titolo Fax giallo, per le edizioni de Il Laboratorio di Nola (seconda edizione Zona 2001) dove i componimenti poetici si accompagnano alle serigrafie di Gaetano Fusco. Nella raccolta si osserva un uso straniato del dialetto, frammisto all’italiano e ai linguaggi odierni della comunicazione di massa, volto alla ricerca di nuovi codici formali contro l’omologazione dei linguaggi contemporanei. La sperimentazione sul dialetto prosegue fino ad arrivare a vere e proprie opere neodialettali come nel volume Ônne ‘e terra del 1994 (Pironti, seconda edizione Zona 2003), i cui testi risalgono tuttavia agli anni 1988-1989, che contiene anche traduzioni in dialetto napoletano da Góngora, Frénaud e Sereni. Il recupero del dialetto si lega ai temi del basso e del corporeo, ricorrenti nelle sue opere; i suoi testi presentano una forte intertestualità e un citazionismo esibito, oltre all’intreccio di codici e di lingue differenti, e all’utilizzo di un registro fortemente ironico. Nel 2000 l’autore pubblica Pinocchio (moviole) (Manni 2000), una riscrittura parodica e in versi della favola di Collodi; nel 2001 realizza assieme agli artisti Mario Ciaramella, Riccardo Dalisi, Peppe Ferraro, Livio Marino Atellano e Salvatore Mazza il libro illustrato Campo Stellato, edito da Il Laboratorio, e nel 2002 la raccolta poetica Sparigli marsigliesi pubblicata in forma di libro illustrato con le acqueforti di Vittorio Avella (Il Laboratorio, seconda edizione d’If 2003). Nel 2003 Bàino pubblica Amarellimerick (Oedipus), una raccolta di brevi componimenti poetici che rielaborano il genere del limerick, mentre del 2004 sono gli aforismi di Le anatre di ghiaccio (L’ancora del Mediterraneo). Nelle prove più recenti, perlopiù pubblicate in rivista, si assiste al recupero delle forme metriche della tradizione, in particolare della sestina lirica e del sonetto. Tra le sue opere in prosa si segnalano i due romanzi L'uomo avanzato (Le Lettere 2008) e Dal rumore bianco (Ad est dell’equatore 2012).

Per una bibliografia critica sull’autore si segnalano Clelia Martignoni, introduzione a Ônne ‘e terra, Napoli, Pironti, 1994; Francesco Muzzioli, L’avanguardia dialettale di Mariano Bàino, «Pragma», n 7, 1995, e Angelo Petrella, “Contamin-montaggione”: la poesia di Mariano Bàino, «Avanguardia», n 32, 2006.

[Giovanna Lo Monaco]