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Renato Birolli


Renato

Birolli

(Verona 1905 - Milano 1959). Dopo aver conseguito il diploma di Ragioneria, si iscrive nel 1922 all'Accademia delle Belle Arti di Verona, da cui però viene espulso per motivi disciplinari. Si trasferisce così a Milano, dove compie diversi lavori per mantenersi, e inizia a realizzare le prime decorazioni ad affresco e a grafite. Nel 1929 lavora come correttore di bozze presso «L'Ambrosiano», conosce qui Carlo Carrà, allora critico del giornale milanese, e incontra anche Edoardo Persico, direttore della Galleria del Milione. L'anno successivo pubblica i suoi primi articoli critici e inizia a frequentare Giacomo Manzù e Aligi Sassu. In qualità di critico collabora anche con le riviste «Quadrante» e «Ventuno». Si fanno più intensi i rapporti con Persico e con gli artisti che operano in contrasto alle posizioni del gruppo “Novecento” (1931). Nel 1932 espone presso il Milione con Corte, Grosso, Manzù, Sassu, Tomea e continua poi a gravitare attorno a questa galleria. In quello stesso anno partecipa alla mostra collettiva Dieci pittori presso la Galleria di Roma di Pier Maria Bardi, dove espongono cinque milanesi (Birolli, Bogliardi, Ghiringhelli, Sassu e Soldati) e cinque romani (Cagli, Capogrossi, Cavalli, Paladino e Pirandello). I rapporti con il gruppo romano si faranno in seguito più stretti grazie alla conoscenza di Mafai e Mazzacurati. Dal 1936 frequenta poi Joppolo, Guttuso e il critico Sandro Bini; comincia a scrivere i primi “taccuini”, che pubblicherà nel 1943 (Sedici taccuini, con dieci disegni e una nota di Umbro Apollonio, Posizione Editrice), ma a cui continuerà a lavorare negli anni successivi. Prosegue, infatti, la sua riflessione artistica negli anni Cinquanta in uno dei suoi soggiorni estivi, redigendo a Fosso Sejore nel 1953-54 Il Taccuino delle Marche, edito postumo con introduzione di Vittorio Fagone (La Sprirale 1974). Si segnala, inoltre, l'edizione postuma dei Taccuini 1936-1959, a cura di Enrico Emanuelli, Torino, Einaudi 1960. Questi scritti, di fondamentale importanza, si compongono come un diario in cui l'autore raccoglie le riflessioni sulle proprie opere e sugli avvenimenti culturali del periodo, con annotazione che riguardano anche l'ambito letterario e poetico (si ricorda, ad esempio, che nel Taccuino IV n. 10 commenta alcune poesie di Ungaretti e nel Taccuino VII n. 2 scrive delle annotazioni su Campana). Per motivi politici, di opposizione al regime, nel 1937 viene incarcerato per due mesi. Nel medesimo anno inizia a dedicarsi anche alla grafica e pubblica una versione da lui illustrata delle Metamorfosi di Ovidio, con postfazione di Bini (Campografico). L'anno successivo collabora con alcuni articoli a «Vita giovanile. Periodico mensile di arte letteratura e politica», poi «Corrente», fondata e diretta da Ernesto Treccani, e partecipa alle collettive e alle varie manifestazioni organizzate dal gruppo di artisti che gravita intorno alla rivista. In questo ambiente frequenta inoltre vari scrittori, in particolare Leonardo Sinisgalli, che cura il catalogo di una mostra da lui tenuta con Manzù presso la Galleria Genova a Genova (12- 28 ottobre 1938), Vittorio Sereni, per cui realizza la copertina di Frontiera (Edizioni di Corrente 1941) e Salvatore Quasimodo, con cui stringerà un rapporto di amicizia, oltre che di stima e di collaborazione professionale. Il poeta siciliano, infatti, si fa suo interprete in più occasioni: presenta il catalogo delle mostra 20 pitture di Birolli tenutasi alla Galleria della Spiga dal 12 al 21 aprile 1942, quello della personale svoltasi presso la Galleria Santa Radegonda di Milano nel maggio-giugno 1945, e il testo di un'altra personale alla Galleria Annunciata di Milano dell'aprile-maggio 1949; scrive, infine, nel 1950 un articolo sull’ Antologia di otto pittori. Birolli, inoltre, illustra la raccolta Catulli Veronenis Carmina, nella traduzione di Quasimodo (Edizioni di Uomo 1945) e progetta un altro libro illustrato, che però non viene realizzato; tuttavia le quarantasei tavole, che facevano parte di un più ampio ciclo sulla Resistenza esposto a Milano nel 1945 e che avrebbero dovuto illustrare le liriche di Con il piede straniero sopra il cuore, vengono poi pubblicate autonomamente nel volume Italia 1944 (Edizioni della Conchiglia 1956), come testimonia Marco Valsecchi nell'introduzione al volume Birolli, X. Bueno, Cantatore, De Chirico, Esa D'Albisola, Fabbri, Manzù, Marino C., Mastroianni, Migneco, Rossello, Rossi, Sassu, Sotilis, Usellini, Tamburi visti da Salvatore Quasimodo (Milano, Edizioni Trentadue,1969). Non realizzata risulta l’inoltre l’edizione delle Metamorfosi di Ovidio, nella traduzione appunto di Quasimodo e con nove suoi disegni per il tipi della Galleria dell’Annunciata, progettata nel 1949. Nel novembre 1938 espone alla Galleria Barbaroux di Milano con Mucchi e Cantatore e il catalogo di tale mostra è presentato da Bini, Gatto e Solmi. Tra le altre personalità di primo piano che si sono occupate della sua attività ricordiamo Beniamino Joppolo (Renato Birolli, Galleria del secolo 1950), il poeta e pittore Antonio Tullier (Renato Birolli, Hoepli 1951), Lionello Venturi (Renato Birolli, De Luca 1955) e Alessandro Bonsanti (Birolli, L'Indiano 1971). Birolli partecipa alla Resistenza e si iscrive poi al PCI. In questo periodo a cavallo tra la fine della seconda guerra mondiale e la ricostruzione post bellica prosegue la sua attività nel campo della grafica: illustra Le Œuvre complètes di Arthur Rimbaud (Edizioni di Uomo 1944) e Vita, morte e miracoli di un uomo di Enrico Emanuelli (Galleria Santa Radegonda 1945). Nel 1946 frequenta Vedova, Santomaso e Marchiori e aderisce al gruppo “Nuova Secessione Artistica”, divenuto l'anno successivo “Fronte Nuovo delle Arti”. Il gruppo sottoscrive un manifesto - cui aderiscono anche Cassinari, Levi, Leoncillo, Morlotti, Pizzinato – volto a coniugare le diverse esperienze artistiche con un rinnovato impegno sociale. Successivamente aderisce al Gruppo degli Otto (1950). La sua opera inizia ad essere esposta anche all'estero e riceve importanti riconoscimenti, come ad esempio la partecipazione alla Biennale di Venezia del 1952 con una sala personale, a quella del '54 e alla Triennale di Milano nello stesso anno. Continua la sua attività nel campo delle illustrazioni, con la realizzazione dei volumi Di Giorno e di notte, versi di Casimiro Bettelli con quattro sue tavole (Badalamenti 1951), I tre ditirambi di Alberto Lùcia, con quattro suoi disegni e una sua nota (Stirpe 1956) e Paradiso Perduto di Pierre Jean Jouve, nella traduzione di Nelo Risi, con un suo disegno (Edizioni della Lanterna 1961); inoltre nel 1959 prepara per La Montagna di Sale di Lùcia quarantuno tempere, ma il lavoro è interrotto dalla sua prematura scomparsa.

Per maggiori informazioni sull’opera dell’autore si rimanda al volume Renato Birolli, a cura di Pia Vivarelli, Milano, Mazzotta, 1989.

[Sandra Zinone]