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Riccardo Licata


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Licata

Riccardo Licata (Torino, 20 dicembre 1929 – Venezia, 19 febbraio 2014) si iscrive presso il liceo artistico di Venezia, dove partecipa con estremo interesse alle lezioni di Alberto Viani e a quelle dei pittori Mario Deluigi e Luciano Gaspari, in seguito frequenta l’Accademia di Belle Arti. Nel 1948 visita per la prima volta la Biennale Internazionale d’Arte, rimanendo colpito dall’esposizione storica dedicata agli impressionisti, ma ancora di più dalla collezione di Peggy Guggenheim, composta da opere di Vasilij, Kandisky e Jackson Pollok. L’anno successivo, insieme agli amici Blemer, Finzi e Zennaro allestiste la sua prima mostra personale a Firenze, inoltre, dato che rimane affascinato dall’arte cinematografica, decide di realizzare un cortometraggio. A partire dal 1950 comincia a lavorare a fianco dei più grandi maestri vetrai veneziani, fra cui Archimede Seguso, Alfredo Barbini, Paolo Venini, e nel 1952 disegna, per la famosa vetreria di Gino Cenedese, un ciclo di opere intitolato “Forme sommerse”, presentato poi alla Biennale di Venezia. Sempre nel 1950 partecipa con tre quadri astratti alla sua prima collettiva alla Fondazione Bevilacqua, e nel frattempo il suo lavoro artistico inizia a essere riconosciuto da critici attenti come Marchiori, Apollonio, Branzi e Tomiato. In questi anni frequenta i concerti della Biennale di Musica Contemporanea di Venezia, interessandosi in particolare alla dodecafonia, che cerca di interpretare attraverso il disegno. Prende parte alle edizioni della Biennale Veneziana del 1952, 1954, 1956 e 1958, esponendo mosaici, vetri, incisioni e dipinti, inoltre partecipa anche alla Triennale milanese, alla Biennale di San Paolo del Brasile e alla Quadriennale romana del 1955, dove Carlo Cardazzo, responsabile dell’ufficio vendite, gli propone un contratto in esclusiva, che però verrà rifiutato. Nel 1957 ottiene una borsa di studio dal governo francese per sperimentare le incisioni a colori e le nuove tecniche a Parigi, in collaborazione con Friedlaender, Hayter, Goetz, e nel frattempo viene chiamato come assistente di Gino Severini all’École d’Art Italienne De Paris. Nel 1960, insieme a Lam, Mondino, Tancredi, Scanavino e Max Ernest fonda il gruppo Anti-Procès, con il quale espone prima a Parigi, alla Galerie 4 Saisons, poi a Venezia, alla Galleria Il Canale. Nel 1961 viene nominato professore di mosaico alla École Nartionale de Paris, dove insegnerà fino al 1955, mentre nel 1969 è professore di Arti Plastiche alla U.E.R della Sorbona, quindi professore di incisione all’Académie Goetz di Parigi e, dal 1972, ricoprirà il medesimo incarico alla Scuola Internazionale Grafica di Venezia e all’École Americaine d’Architecture de Fontainebleau. Nel 1963 con la moglie Maria viaggia in Egitto e in Medio Oriente e, in seguito a quei viaggi, matura un rigore iconoclasta sempre maggiore, condizionato dalla riscoperta della civiltà araba. Durante gli anni Settanta, sull’onda di un rinnovato interesse per le “arti applicate”, assieme al collegio dei professori della facoltà di architettura e ad alcuni artisti dell’accademia, crea alla Sorbona l’Università dell’Arte, che però verrà chiusa nel giro di pochi anni a causa della mancanza di fondi ministeriali. Nel 1996, per arredare l’appartamento di Isabella d’Este nel Palazzo Ducale di Mantova, porta a termine oltre novante opere tra dipinti, sculture e mosaici, tutte ispirate alle rime di Curzio Gonzaga ed esposte nella mostra “dall’Amor Pungente all’Amor di Gloria”. Nel 2001 realizza un ciclo di grandi sculture in legno per la mostra “Il giardino abitato” al castello di Rinco in Piemonte. Tra l’autunno del 2008 e l’inverno del 2009 allestisce due importanti esposizioni antologiche: la prima al Museo d’Arte Moderna di Mosca, la seconda al Museo di Palazzo Venezia a Roma. Riccardo Licata inoltre è stato molto attivo nell’ambito delle collaborazioni editoriali con scrittori e letterati. Tra i suoi libri d’artista si ricordano quelli realizzati insieme a Marie France Rose (Le Lune, Editions de la Grand Rue 1978), a Adriano Villata (L’umanità, il sole e Napoli, Edizioni Cappello 1986), a Duilio Courir (Per Mozart, Edizioni Colophon 1993), a Mario Luzi (Vola alta parola, Edizioni Colophon 1994).

Per maggiori informazioni sull’artista si rimanda al volume: Riccardo Licata: continuando, a cura di Aleksander Bassin e Giovanni Granzotto, Roma, Verso l’Arte, 2011.
[Marco Proietto]