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Roberto Crippa


Roberto

Crippa

(Monza 1921 – Bresso 1972). Gaetano Crippa, in arte Roberto, frequenta l’Accademia delle Belle Arti di Brera, dove ha come maestri Aldo Carpi, Carlo Carrà e Achille Funi e dove incontra Dova, Dario Fo, Baj, Peverelli, Morlotti e Cassinari. Terminati gli studi nel 1947, vince il premio Hayez ed espone alla Galleria Bergamini di Milano con la sua prima personale. L’anno successivo partecipa alla Triennale di Milano e alla Biennale di Venezia. Risale a questo periodo la stretta amicizia con Fontana e con il gruppo degli spaziali, frequentato a Milano e durante i soggiorni estivi ad Albisola, vivo centro culturale, dove frequenta inoltre Dova, Peverelli, Capogrossi, Fabbri, Cardazzo, Scanavino, Tullio d’Albisola ed altri. Nel 1950 è tra i firmatari della Proposta di un regolamento, terzo manifesto dello Spazialismo, insieme a Lucio Fontana, Milena Milani, Giampiero Giani, Beniamino Joppolo e Carlo Cardazzo, ed espone alla collettiva “Arte Spaziale” alla Galleria Casanova di Trieste. L’anno successivo firma Il Manifesto dell’arte spaziale, sottoscritto anche da Ambrosini, Carozzi, D Luigi, Dova, Fontana, Guidi, Joppolo, Milani, Morucchio Peverelli e Vianello. In quello stesso anno conosce il gallerista Alexandre Jolas, che gli propone di esporre a New York, dove ha modo di incontrare Max Ernest e Marcel Duchamp e vede le opere di Jackson Pollok. In questo periodo conosce anche Enrico Donati, grazie al quale entra in contatto con altri artisti surrealisti, quali Victore Braumer e Wilfredo Lam. A questi anni risale la serie di dipinti di carattere geometrico astratto, detti “Spirali” (o “discorsi nello spazio”, come li chiamavo lo stesso artista), da cui si originano in seguito il ciclo “Totem” (1954-1956). Mentre la sua opera conosce un periodo di notevole e progressiva affermazione sulla scena artistica nazionale e internazionale, con partecipazioni alle maggiori manifestazioni espositive e con la realizzazione di personali nelle più importanti gallerie italiane ed estere, nel 1955 inizia a dedicarsi ad opere polimateriche, realizzando, in particolare a partire dal 1957, rilievi in sughero, cortecce e legno. In quello stesso anno si dedica anche alla produzione di sculture in bronzo, ferro e acciaio, di carattere mitologico e simbolico. Sperimenta inoltre collage con sugheri, giornali, veline e cartoni pastificati (1960) ed è attivo inoltre nel campo dell’illustrazione dei libri: alcuni suoi disegni accompagnano La rondine Charlot di Raffaele Carrieri (La Conchiglia 1957) e dieci sue acqueforti illustrano D'une pierre deux coups di Tristan Sauvage (Galerie Schwarz 1962). Une petite leçon de tenèbres di Patrick Waldberg (Tosi 1966) è corredato da dieci tavole e un pastello, mentre due sue acqueforti fanno parte di Il giorno non ha voce di Dario Zanasi (Svolta 1967). Illustra poi Il gioco degli astragali, poesie di Yves Lecomte tradotte da Salvatore Quasimodo (Moneta 1968), partecipa con una litografia al volume collettivo La cartullina, ed altre poesie di Vann’Antò, con introduzione di Guido Ballo (La Pergola Edizioni d’Arte 1969) e correda con sei acqueforti Di alcune strane visioni di Roberto Sanesi (La Pergola 1970). La brillante carriera di Crippa è prematuramente interrotta dalla morte avvenuta in seguito a un incidente occorso in un’esercitazione di volo acrobatico, da sempre sua grande passione.
Per maggiori informazioni su Roberto Crippa si veda Roberto Crippa, a cura di Luciano Caramel e Paola Sega Serra Zanetti, Milano, Mazzotta, 1999, e il più recente Roberto Crippa. La volontà del fare, a cura di Stefano Cortina, con testi di Nicoletta Colombo e Veronica Riva, Milano, Cortina Arte Edizioni, 2015.

[Sandra Zinone]