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Alberto Sughi


Alberto

Sughi

(Cesena, 5 ottobre 1928 – Bologna, 31 marzo 2012). Di formazione autodidatta, le prime prove di Alberto Sughi risalgono al 1943-’44. Dopo un periodo trascorso a Torino nel ’46, si trasferisce a Roma dal 1948 sino al 1951; qui entra in contatto con numerosi artisti, tra cui Marcello Muccini e Renzo Vespignani, che all’epoca facevano parte del gruppo di Portonaccio. Si avvicina alle tematiche del realismo, sviluppando una particolare attenzione per la cronaca sociale, con riferimento soprattutto alla vita nelle moderne città. Nel 1951 ritorna a Cesena ed esegue a Bologna una dei dodici pannelli commissionati dal PCI a giovani artisti; nel 1954 espone nuovamente con altri giovani artisti romagnoli presso il Circolo di Cultura di Bologna e lo stesso partecipa con Muccini e Cagli ad una mostra presso la galleria Il Pincio di Roma. Il ’56 è un anno di svolta nella carriera di Sughi: si conclude la sua formazione artistica e inizia il periodo della maturità, contraddistinto, come ha osservato Enrico Crispolti, dal passaggio da un “realismo sociale” a un “realismo esistenziale”. Vince il secondo premio alla I Mostra Biennale delle arti figurative sui temi della resistenza organizzata a Bologna, con una giuria in cui figurano Fortunto Bellonzi, Carlo Levi, Raffaele De Grada, Cesare Gnudi, e tiene la sua prima personale alla galleria Il Pincio di Roma (24 gennaio 1956). Sempre nel ’56 presenta tre opere (I vecchi; La Lina; Bambini) alla XX edizione della Biennale di Venezia; è inoltre tra i vincitori del IX Premio Suzzara con il dipinto Viaggio di notte. L’anno seguente inaugura un’altra personale a Roma, sempre presso la galleria Il Pincio (28 marzo 1957), cui segue, l’8 febbraio 1958 la prima personale di Sughi a Milano, presso la galleria Bergamini. Nel 1959 alla VIII edizione della Quadriennale di Roma gli viene dedicata un’intera parete, con cinque dipinti; tiene poi due personali, rispettivamente, a Bologna e a Modena, con presentazione in catalogo di Antonello Trombadori. Nel 1960 espone alla Galleria La Nuova Pesa di Roma, con testi in catalogo di Goffredo Bellonci e Carlo Bernari; nel biennio successivo intensifica la sua attività espositiva con la partecipazione a numerose mostre collettive (Milano, Galleria Bergamini; Milano, Galleria Civica d’Arte Moderna, Roma, Palazzo delle Esposizioni; Giappone, Museo di Kamakura; Biennale Italia-Austria, Biennale di Venezia, IV Biennale del Mediterraneo) e con l’organizzazione di mostre personali (Riccione, Palazzo Ente Turismo; Milano, Galleria Bergamini; Torino, Bologna, Reggio Emilia). Inizia nel 1963 la collaborazione con la galleria romana La Barcaccia, inaugurata da una importante personale, con l’introduzione in catalogo di Fortunato Bellonzi, cui segue nel 1968 un’altra personale con testi in catalogo di Romeo Lucchese e Giuseppe Raimondi. Quest’ultimo, nel 1965, aveva stilato l’introduzione per la prima monografia dedicata a Sughi, edita da De Luca. Il 1970 è segnato da due importanti esposizioni antologiche, la prima in febbraio a Palermo, alla Galleria Robina, con quaranta opere dal 1950 al 1970, e presentazione in catalogo di Fortunato Bellonzi; la seconda, a Todi, al Palazzo del Popolo, con introduzione al catalogo di Leonardo Sinisgalli. Nel 1971 la galleria La Gradiva di Firenze organizza una personale con circa cento opere e nell’occasione viene presentato il volume Alberto Sughi 1955-1970, con presentazione di Mario De Micheli. Nel 1975 inizia a lavorare al ciclo La cena, esposto per la prima volta nel 1976 alla Galleria La Gradiva di Firenze e poi pubblicato in volume con introduzione di Amendola, e testi dello stesso Sughi e di Raimondi (Editori Riuniti). Da questo momento in poi il suo lavoro procede, in modo quasi sistematico, per cicli tematici che ricordano le sequenze cinematografiche, tanto è vero che Ettore Scola sceglie come manifesto del suo film La terrazza uno dei dipinti del ciclo La cena e Mario Monicelli si ispira alle atmosfere e ai colori del pittore per il film Un borghese piccolo piccolo. Nel 1980 a La cena segue il ciclo Immaginazione e memoria della famiglia, presentato nell’81 alla galleria La Gradiva di Roma, e poi raccolto in volume, con testo di Dario Micacchi e una conversazione tra Sergio Zavoli e lo stesso Sughi. Intanto si susseguono le antologiche (Perugia, Palazzo Comunale, 1983; Caserta, Palazzo Reale, 1984; Viareggio, Palazzo Paolina, 1985) e inizia il nuovo ciclo La sera o Della riflessione, poi esposto alla Galleria Trentadue di Milano e all’interno della mostra antologica itinerante allestita al Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo di Roma nel 1986 (poi nel 1987 a Praga, Budapest e Cesena), che comprende tutti i cicli pittorici di Sughi. Proseguono le esposizioni antologiche in Italia e all’estero (Tivoli, Villa d’Este; Ferrara, Palazzo Diamanti; Bolzano, Galleria Goethe; Tokyo, TIAS), e si aggiungono nuovi cicli pittorici, come i Profili e Andare dove?. Nel febbraio 1993 il Presidente del Consiglio Carlo Azeglio Ciampi lo nomina presidente dell’Ente Autonomo Esposizione Nazionale Quadriennale d’Arte di Roma, ma nel gennaio dell’anno successivo Sughi si dimette dall’incarico. Al ’96 risale il ciclo Indizi e frammenti, cui segue tra il ’98 e il ’99 Notturno. Nel marzo del ’98 a Palazzo delle esposizioni di Roma viene presentato dalla Società Poligrafica di Arte classica e moderna il volume delle Operette morali di Giacomo Leopardi illustrato da Sughi, con dodici tavole, tempera su carta; esperienza poi replicata nel 2001 con le tavole eseguite per i Promessi sposi (con prefazione e commenti di Ferruccio Ulivi, Art’è 2001), l’anno seguente Sughi presenta alla casa di Dante in Abruzzo al castello Gizzi a Torre de’ Passeri, sette grandi dipinti ispirati alla Vita Nova di Dante e sette grandi carte intelate dal titolo Dante tra noi, poi pubblicate in volume. Da sottolineare, in quest’ambito, anche la sua attività di illustratore, a partire dai classici della letteratura mondiale, come il Lazarillo de Tormes, cui si sommano testi di autori contemporanei come Calda era la terra di Rino Alessi (Cappelli 1961), il volume di poesie Cielo nelle mani di Angela Fabbri (La piccola 1973), la raccolta Litanie d’accatto di Lea Canducci (Rossi & Spera 1985), il racconto autobiografico Le briciole di Epulone di Franco Ferrarotti (Guerini 2005), Qualcosa di noi di Tonino Guerra e Sergio Zavoli, con quattro incisioni di Sughi e Oggetto: la via Emilia di Tito Balestra con quattro acqueforti. Una menzione meritano inoltre le illustrazioni per pubblicazioni che riguardano le tradizioni e la cultura romagnola, come l’antologia Poesie dialettali romagnole (Stilia 1974), le raccolte di racconti in dialetto romagnolo La travesèda a cura di Sauro Spada (Longo 1996) e E viaz, a cura di Gianni Quondamatteo (Grafiche Galeati 1974), infine il volume La voce della Romagna: profilo linguistico-letterario di Friedrich Schürr (Edizioni del Girasole 1974).
Nel 2001 è allestita al Museo di Santa Croce Umbertide l’importante antologica Minima Moralia e nel marzo 2006 Sughi espone una quarantina di opere su carta intelata di grande formato in una mostra dal titolo Il segno e l’immagine alla Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Arezzo; l’anno successivo la citta di Cesena gli dedica un omaggio ospitando presso la Biblioteca Malatestiana una mostra antologica curata da Vittorio Sgarbi, che nel 2011 lo invita al Padiglione Italia della Biennale di Venezia, in cui espone l’opera Un mondo di freddo e di ghiaccio.

Per maggiori informazioni sull’artista si rimanda al volume Alberto Sughi (Roma, Complesso del Vittoriano, 20 luglio – 23 settembre 2007), con un’intervista di Sergio Zavoli, a cura di Arturo Carlo Quintavalle, Milano, Skira, 2007; si segnala inoltre la pubblicazione postuma degli scritti di Alberto Sughi, Il mio lavoro di pittore, Torino, Allemandi, 2014.

[Teresa Spignoli]