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Alessandro Parronchi


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Parronchi

Alessandro Parronchi (Firenze, 26 dicembre 1914 – Firenze, 7 gennaio 2007), a partire dalla metà degli anni Trenta, studia storia dell’arte all’Università di Firenze ed entra in contatto con i letterati e gli artisti che facevano capo al Caffè delle Giubbe Rosse, tra cui Mario Luzi, Piero Bigongiari, Carlo Bo, Piero Bargellini, Vasco Pratolini, Alfonso Gatto e Ottone Rosai. Nel 1937 esordisce come redattore d’arte sulle pagine del «Bargello» e «Rivista d’arte»; in seguito intensifica le collaborazioni con le principali riviste del periodo, quali il «Frontespizio», «Letteratura», «Corrente di vita giovanile» e «Campo di Marte», dove, oltre ad articoli di critica d’arte e letteraria, pubblica anche le prime prove poetiche. Nonostante il dichiarato interesse per la pittura contemporanea, nel 1938 si laurea con Mario Salmi, con una tesi sul Maestro della Santa Cecilia, pubblicata nel 1939 sulla «Rivista d’Arte». Conosce in questo periodo anche il pittore viareggino Mario Marcucci, con cui stringe un rapporto di amicizia e di stima, determinante anche per le prove di pittura a cui lo stesso Parronchi si dedica in quegli anni. Analogamente rilevanti, sia sul piano personale che professionale, sono il rapporto con Pratolini e Vittorio Sereni, quest’ultimo conosciuto all’inizio degli anni Quaranta: in entrambi i casi l’importanza del legame è testimoniata dagli scambi epistolari (V. Sereni, A. Parronchi, Un tacito mistero, a cura di B. Colli, G. Raboni, Feltrinelli, 2004; V. Pratolini, A. Parronchi, Lettere a Sandro e Lettere a Vasco, Polistampa, 1992 e 1996). Nel 1941 pubblica per i tipi di Vallecchi la prima raccolta poetica, I giorni sensibili, seguita l’anno successivo da I visi (Edizioni di Rivoluzione). A questo periodo risale anche l’inizio della sua attività di insegnante presso l’Istituto di Porta Romana, con una cattedra in letteratura italiana e, dal 1949, in storia dell’arte. Il volume su Ottone Rosai nel 1941 (Hoepli) inaugura una serie di monografie dedicate ai pittori contemporanei, tra cui Mario Marcucci (Vallecchi, 1942) e Ugo Capocchini (Parenti, 1942); da segnalare è poi la raccolta di saggi Nomi della pittura italiana contemporanea (Firenze, Arnaud, 1944), che raccoglie scritti redatti tra il 1941 e il 1943, su De Chirico, Morandi, De Pisis, Rosai, Scipione e Marcucci. Nella metà degli anni Quaranta pubblica inoltre le prime traduzioni dal francese, proseguendo tale attività fino al termine della sua lunga carriera, e pubblicando nel Quaderno francese (Vallecchi, 1989) quasi tutti i testi tradotti. Da segnalare sono poi gli articoli dedicati alla XXIV Biennale di Venezia, dove Parronchi è inviato nel 1948 per conto del «Mattino dell’Italia Centrale». Oltre a recensioni di critica letteraria dedicate ai principali autori contemporanei, alla fine degli anni Quaranta risale anche la rilettura integrale dell’opera di Leopardi, sviluppata da Parronchi fino al termine della sua carriera e che trova una silloge nel volume Il “computare” e altri studi leopardiani (Firenze, Le Lettere, 1998). Con la raccolta Un’attesa, (Guanda, 1949) si aggiudica il secondo Premio «Le Grazie», mentre L’incertezza amorosa (Schwarz 1952) ottiene il «Premio Friuli». A partire dagli anni Cinquanta intensifica la frequentazione del pittore Giorgio Morandi, la cui importanza è testimoniata dalle lettere inviategli dal pittore e pubblicate nel volume G. Morandi, 72 missive ad Alessandro Parronchi (Polistampa, 2000); inoltre, nel ’51, Parronchi identifica come falsi cinque dipinti attribuiti al pittore, esposti presso la galleria fiorentina di via Cavour. Altrettanto significativa in questo senso è l’attribuzione a Donatello del Crocifisso ligneo della Chiesa di San Bosco ai Frati, risalente al 1953. Nello stesso anno gli viene conferito il «Premio alla Critica per la mostra di Pablo Picasso», per l’articolo Amore della vita nell’opera di Picasso, pubblicato su «Idea». A partire dal 1954 inizia a collaborare con la «Chimera», di cui diventa uno dei principali animatori, insieme a Luzi e Betocchi. Continua l’attività poetica, con le raccolte Per strade di bosco e di città (Vallecchi, 1954) e Coraggio di vivere (All’insegna del pesce d’oro, 1956), La noia della natura (Congedo, 1957). Centrale nell’attività di critico d’arte è la riflessione sulla pittura di Paolo Uccello, cui dedica la lezione Paolo Uccello pittore del Rinascimento Italiano, tenuta nel 1957 presso la facoltà di Lettere di Grenoble, e che verrà sviluppata nell’ambito degli scritti confluiti in Studi di su la dolce prospettiva (Martello, 1964); alla fine degli anni Cinquanta raccoglie nel volume Artisti toscani di primo Novecento (Sansoni, 1958), articoli su Viani, Rosai, Soffici, Pereyra e saggi su Rebora e Campana. A questo stesso anno risale la prima delle numerose attribuzioni relative all’opera di Michelangelo, con un Crocifisso ligneo conservato nella Chiesa di San Rocco a Massa Carrara, seguita nel 1960 dalla pubblicazione su «Studi Urbinati» del primo importante contributo critico dedicato all’artista. Prosegue l’attività di insegnamento di Storia dell’Arte all’Università di Urbino, dove nel 1959 è chiamato da Carlo Bo e, dal 1962, presso l’Accademia delle Belle Arti di Palermo e di Bologna; dal 1973 fino al 1989 insegnerà Storia dell’Arte presso l’Università di Firenze. Oltre ai già citati studi sulla prospettiva rinascimentale, in questo periodo pubblica Pregiudizi e libertà dell’arte (Le Monnier, 1964), e il primo tomo delle Opere giovanili di Michelangelo, che inaugura una serie di studi destinata a svilupparsi in cinque volumi, di cui l’ultimo è pubblicato nel 2003 (Olschki). Altrettanto rilevanti sono gli studi relativi all’opera di Donatello, tra cui spicca l’articolo pubblicato sul «Portolano» nel 1989, con cui Parronchi identifica il David con il dio Mercurio, e la monografia Donatello e il potere (Cappelli, 1980). Oltre che dall’esercizio parallelo dell’attività letteraria e della critica d’arte, il rapporto tra poesia e pittura trova riscontro anche nell’ambito della produzione poetica dell’autore: in tale senso si segnala la raccolta di versi e prosa “Expertise” per Vittorio (Pananti, 1984), in cui l’autore dà conto della ricerca di un quadro su richiesta di Sereni, il poemetto scritto per celebrare alcuni murales di Venturino Venturi e poi confluito in Quel che resta del giorno (Le Càriti, 2000), e la raccolta di prose Ut pictura (Polistampa, 1997). Tra le ultime raccolte poetiche si ricordano L’apparenza non inganna (Milano, All’insegna del pesce d’oro, 1966), la Pietà dell’atmosfera (Garzanti, 1970), la raccolta Umori, corredata da disegni di Silvio Loffredo (Pananti, 1978), Replay (Garzanti, 1980) e Climax (Garzanti, 1989).

Per una bibliografia dell’autore si faccia riferimento al volume Alessandro Parronchi. Bibliografia delle opere e della critica (1937-2014), a cura di Eleonora Bassi e Leonardo Manigrasso, Pisa, Bibliografia e Informazione, 2014.

[Elena Guerrieri]