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Jean Fautrier


Jean

Fautrier

(Parigi, 16 maggio 1898 – Châtenay-Malabry, 21 luglio 1964). Dopo la morte del padre, avvenuta nel 1907, Fautrier lascia Parigi e si trasferisce con la madre a Londra dove studia presso la Royal Academy e la Slade School, senza però portare a compimento la sua formazione. A quindici anni espone e vende le prime nature morte. Dieci anni dopo, chiamato alle armi, torna in Francia; nell’ottobre del 1920 viene riformato e congedato definitivamente per problemi ai polmoni e alla vista. Rientra a Parigi e va ad abitare a Montmartre, compie un viaggio di quattro mesi in Germania. In questo periodo inizia a dipingere i primi quadri, nel 1923 espone alla Galerie Fabre e incontra Jeanne Castel, che lo sostiene e lo introduce nel mondo artistico parigino; l’anno successivo tiene la prima personale da Visconti. Nel 1927 stipula un contratto con il mercante Paul Guillaume, che gli organizza un’importate mostra personale alla galleria Bernheim. Trasferisce il suo studio in rue Delambre 30, nell’ex atelier di Gromaire. In questo periodo conosce André Marlaux, che, all’inizio del 1928, gli propone di illustrare un testo a sua scelta per le edizioni Gallimard. Fautrier propone le Illuminations di Rimbaud, ma il progetto naufraga per questioni legate ai diritti editoriali, quindi la scelta cade sull’Inferno di Dante. Le trentaquattro litografie che l’artista porta a termine nel 1930 saranno però rifiutate dall’editore che decide di non pubblicarle; a parziale risarcimento, Marlaux ne presenta un’esposizione alla galleria della Nouvelle Revue Française nel 1933 (le litografie sono riproposte nel volume di Yves Peyré, L’Enfer de Fautrier, Pagine d’Arte 2011). In questo periodo Fautrier conosce la principessa Caetani di Bassiano e, tramite lei, Jean Paulhan. Con la crisi del ’29-’30 le vendite dei suoi quadri subiscono una battuta d’arresto, e Guillaume recide il contratto, inoltre Fautrier ha iniziato in questi anni un nuovo tipo di sperimentazione non figurativa che trova poco riscontro presso i mercanti. Per mantenersi e continuare a dedicarsi alla sua attività artistica, nel 1934 si rifugia in montagna, sulle Alpi (prima a Tignes, poi in Val d’Isère) – dove già trascorreva alcuni mesi all’anno – facendo l’albergatore e il maestro di sci. Vi rimane fino al 1939, quando, con lo scoppio del secondo conflitto bellico, è costretto a spostarsi in varie città della Francia. Nel 1940 torna di nuovo a Parigi, trasferendosi in boulevard Raspail 216; nella Capitale approfondisce l’amicizia con Jean Paulhan (che già conosceva), Francis Ponge e René Char, che frequentano il suo studio, divenuto in questo periodo luogo di convegno degli amici impegnati nella Resistenza. Nel gennaio del ’43 lo studio viene perquisito dalla Gestapo, e Fautrier è tratto in arresto. Rilasciato nel giro di alcuni gionri, decide di lasciare Parigi e di rifugiarsi presso Chamonix, ma dopo due mesi rientra nella Capitale, e Paulhan lo aiuta a nascondersi dai tedeschi presso la Maison de santé, dove rimane due anni (1943-’45) e dove dipinge la serie degli Otages. Lì conosce Jeanine Aeply, sua futura moglie. Quando termina la guerra si trasferisce in una villetta nella località di Châtenay-Malabry. Sempre nel 1945 René Drouin allestisce la mostra degli Otages nella sua galleria a place Vendôme, con presentazione in catalogo di Marlaux; l’anno successivo Francis Ponge pubblica un importante studio sul ciclo pittorico (Notes sur les Otages. Peinture de Fautrier, Pierre Seghers 1946). A questo periodo risale anche la collaborazione con l’editore Balizot per cui illustra vari testi, tra cui l’Alleluiah di Georges Bataille (1947), La femme de ma vie di André Frenaud (1947) e l’edizione di lusso Fautrier l’enragé, con testo di Paulhan (1949). Da ricordare, in quest’ambito, le litografie composte per Lespugue di Robert Ganzo (Durand 1942), le illustrazioni per Dignes de vivre di Paul Éluard (Éd. littéraires de Monaco 1944), le incisioni realizzate per Madame Edwarda di Georges Bataille (1942) e le litografie che corredano il volume di Francis Ponge, L’Asparagus (Mermod 1963). Grazie alla sua abilità nella tecnica dell’incisione, nel 1949 - tramite Marlaux, che all’epoca dirigeva le collezioni d’arte di Gallimard – inizia a collaborare con il celebre editore francese, curando le riproduzioni per i volumi della «Pléiade» su Vermeer e su Leonardo. Tra il 1949 e il 1953 mette a punto il procedimento degli Originaux multiples, che combinano incisioni e pittura, esponendo le opere a Parigi nel 1953. Nel frattempo Michel Tapié pubblica il fondamentale testo Un art autre (1952), in cui Fautrier è indicato come capostipite dell’informale. Ai multipli segue il ciclo degli Object, esposti alla Rive Droite nel 1955, con presentazione di Paulhan; mentre risale al 1957 la mostra organizzata nella medesima galleria e dedicata alla rivolta d’Ungheria (Partisans Budapest). In questo periodo viaggia in Olanda, Belgio, Scozia, Stati Uniti, Portogallo, Spagna, Italia (1950-‘53). Si susseguono le mostre in Francia e all’estero (Düsseldorf, Londra), e iniziano le esposizioni anche in Italia, in particolare si ricorda la mostra presso la Galleria Apollinaire di Guido Le Noci nel 1958 (con testi in catalogo di Marlaux, Paulhan e dello stesso Le Noci). Nel medesimo anno viene organizzata un’esposizione in Giappone, a Tokyo, e Fautrier coglie l’occasione per organizzare un giro del mondo in jet (New York, San Francisco, Honolulu, Tokyo, Hongkong, Beirut, Istanbul), assieme alla moglie Jeanine, Paulhan e  Giuseppe Ungaretti, conosciuto negli anni precedenti tramite lo scrittore francese. Il ricordo del viaggio avrebbe dato origine al coro numero 24 del Taccuino del Vecchio, raccolta poi compresa nell’edizione di omaggio per i settantacinque anni del poeta, pubblicata proprio da Guido Le Noci, con traduzioni di Francis Ponge e una tempera originale di Fautrier. Nel 1960, inoltre, in occasione della storica mostra organizzata a Roma da Palma Bucarelli, il poeta avrebbe dedicato un saggio alla pittura di Fautrier, poi inserito nella prima monografia italiana pubblicata dalla stessa Bucarelli (Jean Fautrier, pittura e materia, il Saggiatore 1960), cui segue l’Incontro Ungaretti – Jean Fautrier, trasmesso dal programma televisivo «L’Approdo» il 27 aprile 1963 (pubblicato in «L’Approdo Letterario», n. 22, aprile-giugno 1963). Un’opera originale di Fautrier figura poi nel secondo volume della serie Paroles peintes (Éditions O. Lazar-Vernet 1965), a corredo della poesia di Ungaretti I ricordi tradotta in francese da André Pieyre de Mandiargues; si segnala infine la versione in italiano del testo di Francis Ponge, Nuove note su Fautrier scelto da Ungaretti per il volume che raccoglie un’antologia di opere dell’amico in traduzione italiana, a cura di Piero Bigongiari (Vita del testo, Mondadori 1971), a sancire lo stretto rapporto di amicizia tra Ponge, Fautrier, Ungaretti e Paulhan. Nel frattempo in Italia si susseguono le mostre e gli interventi critici sulla sua opera (Argan, Barilli, Calvesi, Arcangeli, Crispolti) e nel 1960 l’artista riceve il primo premio alla Biennale di Venezia, seguito nel 1961 dal gran premio internazionale della Biennale di Tokyo. Nel 1963 Pierre Restany gli dedica un’importante monografia (Fautrier et lo style informel, ed. Hazan) e l’anno seguente viene allestita la prima grande antologica presso il Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris. Già ammalato da tempo, Fautrier si spenge il 21 luglio del 1964 a Châtenay-Malabry.

Per maggiori informazioni sull’opera di Fautrier, si rimanda al volume Jean Fautrier e l’informale in Europa (catalogo della mostra, Parma Villa di Mariano di Traversetolo, Fondazione Magani-Rocca, 14 settembre -1 dicembre 2002) a cura di Renato Barilli, Milano, Mazzotta, 2002; per un’analisi del rapporto tra Ungaretti, Fautrier e la pittura informale, si segnala il saggio di Maria Carla Papini, Ungaretti e la pittura informale, in Giuseppe Ungaretti, Langue, Poésie, traduction, «Revue des études italiennes», n. 1-4, gennaio-dicembre 2008.

[Teresa Spignoli]