Tu sei qui: Home Banca Dati Autori Piero Bigongiari

Piero Bigongiari


Piero

Bigongiari

(Navacchio 1914 – Firenze 2007) Dopo un’infanzia passata tra Navacchio, Pescia, Lucca e Pistoia, Bigongiari si iscrive nel 1932 alla Facoltà di Lettere di Firenze; qui, assieme a Bo, Macrì, Traverso, Gatto, Luzi e Parronchi dà vita al milieu letterario dell’ermetismo fiorentino, intercettando le esperienze di altri coetanei (Bilenchi, Pratolini) e frequentando i ritrovi del caffè “Giubbe Rosse”, dove conosce Montale, Rosai, Gadda, Landolfi, Vittorini e Bonsanti. Sono legate a questo contesto le prime tracce di un rapporto con l’arte: la raccolta di esordio di Bigongiari, La figlia di Babilonia (Parenti 1942) è accompagnata dal ritratto del poeta del pittore Ugo Capocchini; sempre un ritratto del poeta, ad opera di Ottone Rosai, è inserito nella seconda raccolta, Rogo (Edizioni della Meridiana 1952). Capocchini e Rosai sono due dei pittori più cari alla generazione – che guarda con attenzione anche ai maestri presentati sulla rivista il «Frontespizio» (Carrà, Manzù) – ed è proprio a Rosai che Bigongiari dedica i suoi primi contributi critici artistici. Gli studi su Rosai, composti tra il 1948 e il 1957, sono il nucleo di una successiva e più approfondita analisi. Dopo la stagione dei viaggi-reportage con Giovanni Battista Angioletti – in Magna Grecia nel 1952 (cfr. La Grecia in Italia, poi in Visibile Invisibile, Sansoni 1985, pp. 46-84), in Grecia nel 1953 (Testimone in Grecia, ERI 1954) e in Egitto nel 1954 (Testimone in Egitto, Il Fiorino 1958) – e dopo aver licenziato le due raccolte Il corvo bianco (Edizioni della Meridiana 1955) e Le mura di Pistoia (Mondadori 1958), Bigongiari inizia infatti a occuparsi di alcuni esponenti della pittura informale contemporanea. È tra i primi a scrivere, tra il 1958 e il 1960, di Jackson Pollock, Chaïm Soutine, Nicolas De Staël; tali saggi confluiscono assieme a quelli su Rosai nel volume Il caso e il caos (Quaderni del «Critone» 1961). Il titolo è indicativo di un interesse per l’arte che sviluppa soprattutto in chiave teorica, mettendo in relazione lo statuto del «segno» pittorico con quello del segno poetico e riflettendo sugli elementi costitutivi della «forma». Chiusa con la raccolta Torre di Arnolfo (Mondadori 1964) la sua prima fase poetica (compendiata sotto il titolo unitario Stato di cose) Bigongiari guarda all’informale come poetica verso cui tende il proprio percorso, cosa che avverrà decisamente con Antimateria (Mondadori 1972). A questa raccolta seguiranno Moses (Mondadori 1979), Col dito in terra (Mondadori 1986), Diario americano (Amadeus 1987) Nel delta del poema (Mondadori, 1989), La legge e la leggenda (Mondadori 1992), Dove finiscono le tracce (Le Lettere 1996). A partire dagli anni Settanta, dunque, l’ermeneutica d’arte si intensifica e viene sempre più accomunata alla riflessione metapoetica. Bigongiari rivolge la propria attenzione ad artisti contemporanei europei (H. Hartung, Balthus, C. Garache) e italiani (E. Morlotti), con alcuni dei quali intrattiene un rapporto personale. Al contempo, estende la propria impostazione critico-teorica a diversi capitoli della storia dell’arte, a partire dal Barocco e dal Seicento fiorentino, ritenuti ai prodromi della parabola “formale” oggetto del suo studio. Il caso e il caos sarà il titolo programmatico e riassuntivo di tutta la critica d’arte bigongiariana, divisa in tre volumi: Il Seicento fiorentino. Tra Galileo e il «recitar cantando» (Rizzoli 1975), Dal Barocco all’Informale (Cappelli 1980 – questo volume riprende tutti i saggi dell’originario Il caso e il caos del 1961) e Taccuino pittorico (Moretti & Vitali 1994). Con gli anni Ottanta iniziano le collaborazioni editoriali con artisti, che da quel momento si susseguono numerose; le edizioni riprendono componimenti già editi o, più spesso, anticipano sezioni di future raccolte. Il caso della Suite parigina (Edizioni Galleria Ghelfi 1987), con i disegni di Alfredo Fabbri, è forse tra i più significativi in quanto si tratta di una raccolta poetica autonoma che non sarà poi più edita. Oltre al già citato Fabbri (di cui si segnala anche Pescia-Lucca, Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia 1980) Bigongiari collabora con Achille Pace (Toledo [Ohio] was very beautiful, Edizioni Artechiara 1982), Giuliano Collina (Verso Betania, Edizioni Severgnini Stamperia d’Arte 1983), Giuseppe Lambertucci (Il trionfo e l’esilio, EDI-Grafica 1985), Ennio Morlotti (Gli Inni, Premio di poesia Pandolfo 1986), Luigi Spacal (Tre incisioni con un inedito di Piero Bigongiari, Edizioni Proposte d’Arte Colophon 1991), Roberto Barni (Parabola del figliuol prodigo, Stamperia Upiglio 1997). Degni di nota anche i volumi a più voci: le tavole di Antonio Battistini, Renzo Biasion, Walter Piacesi, Giacomo Soffiantino e Alberto Sughi arricchiscono un’edizione contenente le Intime di Alessandro Parronchi e i Filamenti americani di Bigongiari (Bidiellepi 1983); in Quattro testi sacri per il terzo millennio (Proposte d’Arte Colophon 1994) i testi scelti da Piero Bigongiari, Giuseppe Conte, Milo De Angelis e Mario Luzi sono accompagnati dalle incisioni di Mimmo Palladino. La partecipazione di Bigongiari a cataloghi di mostre si attesta oltre che con contributi critici (si ricordano rassegne di O. Rosai, D. Caponi, G. Morandi, D. Cantatore, U. Capocchini, C. Mattioli, R. Antonelli, Balthus, A. Cappellini, G. Frangi) anche con testi poetici: si segnala in tal senso la collaborazione con gli artisti Gattuso Lo Monte e Ragusa (Giuseppe Gattuso Lo Monte. Raffaele Giovanni Ragusa, Firenze, Sala d’Arme di Palazzo Vecchio, Vallecchi 1983), Antonio Possenti (le due rassegne Io dico: un fiore, Firenze, Galleria Poggiali e Forconi 1987 e Io dico: la neve, Cortina d’Ampezzo, Bandecchi & Vivaldi 1993; entrambe vedono la partecipazione di altri poeti), Franco Rosselli (Franco Rosselli: le cittadelle dell’utopia, Città di Castello, Galleria d’arte moderna “Il Pozzo” 1993), Guglielmina Otter (L’ambiguità messa a fuoco, Milano, Palazzo Ruspali, Leonardo Arte 1995) e Marco Nereo Rotelli (Lo stato poetico, Brescia, Galleria “Manuela Allegrini” 1995). A cura di Rotelli è anche il volume I colori della parola (Maschietto&Musolino 1995), a cui collaborano, oltre a Bigongiari e vari poeti, gli artisti Accardi, Barni, Boero, De Filippi, Krypton, Montesano, Mustica, Pinelli, e lo stesso Rotelli. Altri progetti antologici di questo tipo sono Poeti italiani al telefono (Grafischena 1993, con i disegni di Enzo Cucchi), 19 Poeti e il viaggio. 11 Pittori e il viaggio (Galleria d’Arte «Trifalco» 1994, con gli artisti C. Angelini, L. Bruno, R. Bruscaglia, A. Ciarrocchi, G. Cicchinè, R. Iommi, F. Luzi, S. Pazzi, A. Rizzo, G. Strazza, S. Trotti) e Oggi ho incontrato un angelo (Rizzardi 1996, con l’artista Mario Schifano). Alle numerose gallerie d’arte già segnalate va aggiunta almeno la galleria d’arte “il Catalogo” di Salerno, fondata nel 1968 da Lelio Schiavone e Alfonso Gatto, che Bigongiari seguì con interesse partecipando con suoi contributi ad alcuni volumi da essa editi: Per non dimenticare (1992, dedicato alla memoria di Alfonso Gatto) e Da poeta a poeta (1996, con i testi anche di Luzi e Parronchi e con i disegni di Giuseppe Zigaina). In merito al Seicento fiorentino va infine ricordato come Bigongiari sia stato anche importante collezionista. La sua collezione, che comprende più di cinquanta dipinti (tra gli altri: Cristofano Allori, Giovanni Bilivert, Cecco Bravo, Cesare Dandini, Orazio Fidani, Lorenzo Lippi, Giovanni Martinelli, Livio Mehus, Simone Pignoni, Jacopo Vignali), è stata acquisita nel 2004 dalla Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia e, dopo la morte della moglie Elena, allestita definitivamente nel 2007 come Collezione Piero e Elena Bigongiari presso l’Antico Palazzo dei Vescovi di Pistoia, nei locali della Cassa. Ad essa è dedicato il catalogo di Francesca Baldassarri, La Collezione Piero ed Elena Bigongiari: il Seicento fiorentino tra "favola" e dramma, Federico Motta Editore 2004. Bigongiari inoltre si impegnò per portare all’attenzione della critica questo periodo spesso trascurato dell’arte fiorentina. I suoi contributi ne favorirono la riscoperta, accompagnando talvolta occasioni espositive (si ricordano i saggi apparsi nei cataloghi della Mostra Internazionale della Grafica nonché della Seconda, Terza e Quarta Biennale Internazionale della Grafica) e unendosi all’impegno di altri studiosi, tra cui soprattutto Mina Gregori. Proprio assieme a Mina Gregori, Bigongiari ideò e progettò un’importante mostra, che si svolse a  Firenze in Palazzo Strozzi dal 21 dicembre 1986 al 4 maggio 1987: Il Seicento fiorentino. Arte a Firenze da Ferdinando I a Cosimo III.

Su Bigongiari critico d’arte si rimanda al volume di Riccardo Donati, L’invito e il divieto. Piero Bigongiari e l’ermeneutica d’arte, Società Editrice Fiorentina, Firenze 2002. Per una bibliografia completa degli scritti di Bigongiari si veda invece Maria Carla Papini, Bibliografia di Piero Bigongiari, Opus Libri, Firenze 1986, e per l’aggiornamento della stessa sino al 2003 il cd-rom allegato al volume Piero Bigongiari, Studi, ristampa anastatica a cura di Maria Carla Papini, La Finestra, Trento 2003.

[Federico Mazzocchi]